Lasciamo Danglars che,
alle prese col genio dell'odio, cerca di gettare all'orecchio del suo
armatore qualche maligna supposizione contro il suo compagno e
seguiamo invece Dantès che, dopo aver percorso la Canebière in
tutta la sua lunghezza, prende la rue Noaille, entra in una piccola
casa situata sul lato sinistro dei viali di Meillan, sale velocemente
i quattro piani di una scala oscura, tenendosi con una mano alla
ringhiera e cercando di trattenere i battiti del cuore con l'altra, e
infine si ferma davanti a una porta socchiusa che lascia vedere una
piccola camera.
Quella era la camera del
padre di Dantès.
La notizia dell'arrivo
del Pharaon non era ancora giunta al vecchio che, sopra una cassa,
era occupato a piantare delle cannucce su cui sistemava con mano
tremante nasturzi misti a clematidi che si arrampicavano lungo la
pergola della finestra.
Ad un tratto si sentì
circondare il corpo da due braccia e una voce ben conosciuta gridare
da dietro
«Padre! Mio buon padre!»
Il vecchio gettò un
grido e si voltò; poi, vedendo il figlio, si lasciò cadere tra le
sue braccia tutto tremante e pallido.
«Che avete dunque,
padre? - chiese commosso il giovane - siete ammalato?»
«No, mio caro Edmond,
no; ma non ti aspettavo. E la gioia, la sorpresa di rivederti così
all'improvviso... mio Dio!... mi sembra di morire!»
«Coraggio, rimettetevi,
padre. Sono io, proprio io. Si dice sempre che la gioia non nuoce ed
è per questo che sono entrato così, senza avvisarvi; guardatemi,
sorridetemi, invece di osservarmi con occhi spaventati. Io sono
tornato, e noi saremo felici!»
«Ah, tanto meglio,
figlio - riprese il vecchio - ma in che modo potremo? Non mi lascerai
più? Vediamo, raccontami quale fortuna ti è capitata!»
«Che il Signore mi
perdoni - disse il giovane - di rallegrarmi di una fortuna che
faccio con il lutto di una famiglia: ma Dio sa che non ho voluto io
questa fortuna! Questo mi è capitato e io non ho la
forza di dispiacermene.
Il buon capitano Leclère è morto ed è probabile che con il favore
del signor Morrel io ottenga il suo posto... Capitano a vent'anni!
Con cento luigi di stipendio ed una provvigione sul carico! Non è
molto più di quanto potesse sperare un povero marinaio come me?»
«Sì, figlio mio, sì,
infatti questa è una gioia.»
«E perciò voglio che
con i primi soldi che guadagnerò voi abbiate una casetta con
giardino per piantare le vostre clematidi, i vostri nasturzi ed il
vostro caprifoglio. Ma cosa avete, padre? Sembra che state male!"
«Tranquillo, tranquillo,
non è niente.»
E, mancandogli le forze,
il vecchio cadde.
«Vediamo, vediamo -
disse il giovane - un bel bicchiere di vino vi rianimerà, caro
padre. Dove tenete il vino?»
«No, grazie, non lo
cercare, non ne ho bisogno» disse il vecchio, tentando di trattenere
il figlio.
«Lasciate fare, lasciate
fare, padre.»
Ed aprì due o tre
armadi.
«É inutile - disse il
vecchio - non c'è più vino.»
«Come, non c'è più
vino - disse Dantès impallidendo a sua volta e guardando prima l'una
e l'altra delle guance smunte e increspate del vecchio e poi gli
armadi vuoti - come non c'è più vino! Siete rimasto senza denaro,
padre?»
«Non sono rimasto privo
di nulla, perché tu sei qui.»
«Ma - balbettò Dantès
asciugandosi il sudore che freddo gli colava dalla fronte - avevo
lasciato duecento franchi, alla partenza, tre mesi fa.»
«Si, sì, Edmond, è
vero, ma avevi dimenticato nel partire un piccolo debito con il
vicino Caderousse; me lo ha ricordato, dicendomi che se non avessi
pagato io per te, sarebbe andato a farsi pagare dal signor Morrel.
Allora capisci... per paura che ti compromettesse...»
«Quindi?»
«Quindi ho pagato io per
te.»
«Ma - esclamò Dantès -
il mio debito con Caderousse era di 140 franchi! E li avete pagati
con i duecento franchi che vi ho lasciato?»
Il vecchio fece un segno
affermativo con la testa.
«Ma allora avete vissuto
- mormorò il giovane - per tre mesi con solo sessanta franchi!»
«Sai di quanto poco io
abbia bisogno e di come mi accontenti.»
«Oh mio Dio! Mio Dio!
Padre, perdonatemi!» esclamò Edmond, gettandosi ai piedi del buon
vecchio.
«Che fai adesso?»
«Ah, mi avete trafitto
il cuore!»
«Tu sei qui - disse il
vecchio sorridendo - ora tutto è dimenticato, tu stai bene.»
«Sì, io sono qui;
eccomi con un buon futuro davanti e con un po' di denaro. Prendete,
padre – disse - prendete e inviate subito qualcuno a comprare
quello che vi serve.»
E vuotò sulla tavola la
borsa che conteneva una dozzina di monete d'oro, cinque o sei scudi
da cinque franchi e degli spiccioli.
Il viso del vecchio si
turbò.
«Di chi è quel denaro?»
«Mio, tuo, nostro,
prendete: comprate delle provviste e state felice, domani ve ne sarà
dell'altro.»
«Con calma, con calma -
disse il vecchio sorridendo – con il tuo permesso farò uso della
borsa, ma con moderazione. Se la gente mi vedesse fare grandi
provviste direbbe che ero obbligato ad aspettare il tuo ritorno per
fare acquisti.»
«Fate come vi aggrada,
ma prima di ogni altra cosa assumete una persona di servizio, non
voglio più che usciate di casa solo. Ho del caffè, e
dell'eccellente tabacco di contrabbando in una cassetta nel fondo
della stiva; ve la porto domani. Ma silenzio, sento arrivare
qualcuno.»
«Sarà Caderousse che,
avendo saputo del tuo arrivo, viene a salutare.»
«Bene, ecco altre labbra
che dicono cose che non pensa il cuore. Ma – mormorò Edmond - è
pur sempre un vicino che ci ha reso un favore; che sia il benvenuto!»
Infatti, mentre Edmond terminava sottovoce la frase, comparve sulla porta la testa nera e barbuta di Caderousse. Era un uomo di venticinque-ventisei anni. Aveva fra le mani un pezzo di panno che, da buon sarto, preto avrebbe trasformato nei risvolti di un abito.
«Ah, eccoti dunque di ritorno, Edmond!» disse in un marcato accento marsigliese con un largo sorriso che mostrava dei bellissimi denti bianchi come l'avorio.
«Come vedi, vicino Caderousse, e pronto a servirti in qualunque cosa» rispose Dantès, mal dissimulando la freddezza con cui si propose.
«Grazie, grazie. Fortunatamente non ho bisogno di nulla, anzi qualche volta sono gli altri che hanno bisogno di me.»
Dantès ebbe un moto d’impazienza.
«Non mi riferisco a te, giovanotto: ti ho prestato del denaro e tu me lo hai reso, come si fa tra buoni vicini ora siamo pari.»
«Non si è mai pari chi ci ha aiutati - disse Dantès - quando non gli si deve più danaro gli si deve riconoscenza.»
«Perché parlarne ancora? Il passato è passato, parliamo invece del tuo felice ritorno. Ero andato al porto per cercare del panno color marrone, quando ho incontrato l'amico Danglars. “Tu! A Marsiglia?” gli dissi. “Si, io stesso” rispose. “Ti credevo a Smirne!” “In effetti sarei potuto ancora esserci, a Smirne; vengo da lì.”
“E Edmond? Dov'è quel bravo ragazzo?” “Sarà di sicuro da suo padre” rispose Danglars.”E allora mi sono precipitato qui per stringere la mano ad un amico.»
«Il nostro buon Caderousse - disse il vecchio - ci vuole davvero bene!»
«Certamente vi amo e vi stimo anche, tanto più che gli uomini onesti sono così rari... Ma sembra tu sia tornato ricco...» continuò il sarto, gettando uno sguardo fulmineo all'oro e all'argento che Dantès aveva messo sul tavolo.
Al giovane marinaio non sfuggì il lampo di cupidigia del suo vicino.
«Eh, mio dio - disse con noncuranza - questo danaro non è mio; avevo paura che in mia assenza fosse mancato qualcosa a mio padre ed egli, per rassicurarmi ha svuotato la sua borsa sul tavolo. Andiamo, padre - continuò Dantès - rimettete i soldi nel cassetto, a meno che il vicino Caderousse non ne abbia a sua volta bisogno; nel caso è sempre a sua disposizione.»
«No, giovanotto - disse Caderousse - non ho bisogno di niente. Grazie a dio lo status mantiene l'uomo... Conserva il danaro, conservalo, perché non è mai troppo! Comunque ti ringrazio per l’offerta, come se ne avessi approfittato.»
«Veniva dal cuore...» disse Dantès.
«Non ne dubito. Ebbene, va sempre meglio con il signor Morrel, furbetto!»
«Il signor Morrel è sempre molto generoso per me...» rispose Dantès.
«In questo caso hai fatto male a rifiutare il suo pranzo.»
«Come, rifiutare il suo pranzo! - esclamò il vecchio - Ti aveva invitato a pranzo?»
«Sì, padre mio» rispose Edmond sorridendo per la meraviglia di suo padre al sentire l’onore che gli aveva fatto il signor Morrel.
«E perché dunque hai rifiutato, figlio mio?» domandò il vecchio.
«Per ritornare il più presto possibile da voi, padre - rispose il giovane – volevo rivedervi.»
«Però sarà dispiaciuto a quel buon uomo del signor Morrel. - disse Caderousse - Quando uno aspira a diventare il capitano, sbaglia a non fare la corte al suo armatore.»
«Gli ho spiegato la ragione del mio rifiuto - rispose Dantès - e sono certo che l'ha compresa.»
«Eh, per diventare il capitano bisogna assecondare un po’ di più i padroni.»
«Spero di diventare capitano anche facendone a meno.»
«Tanto meglio, tanto meglio; farà piacere ai tuoi vecchi amici. So che c’è qualcuno laggiù dietro alla Cittadella di San Nicola che ne sarà molto contento.»
«Mercedes?» chiese il vecchio.
«Sì, padre mio - disse Dantès - e con il vostro permesso, ora che vi ho rivisto e so che state bene e anche che avete tutto ciò di cui avete bisogno, vi chiederei il permesso di fare una visita ai Catalani.»
«Vai, figlio mio, vai - disse il vecchio Dantès - e Dio benedica te con la tua donna, come ha benedetto me con mio figlio!»
«Sua donna? - disse Caderousse - Voi esagerate forse un po’, papà Dantès; non credo lo sia ancora.»
«No - rispose Edmond - ma non ci vorrà troppo perché lo diventi!»
«Non importa, non importa - disse Caderousse – sei arrivato in tempo.»
«E perché?»
«Perché Mercedes è una bella ragazza, e alle belle ragazze non mancano i pretendenti, soprattutto a lei! La seguivano a dozzine!»
«Davvero?» disse Edmond con un sorriso sotto cui si intravedeva un'ombra di inquietudine.
«Oh sì! - rispose Caderousse - E anche dei bei partiti! Ma lo capisci? Diventa capitano e non potrà rifiutarti.»
«Il che significa - disse Dantès con un sorriso non nascondeva affatto la sua inquietudine - che se io non diventassi capitano...»
«Eh! eh!» esclamò Caderousse.
«Andiamo, andiamo… -disse il giovane – mi fido più di voi delle donne, in generale, e soprattutto di Mercedes: sono convinto che, capitano o no, lei mi resterà ugualmente fedele.»
«Tanto meglio! Tanto meglio! - disse Caderousse. - É sempre una buona cosa che quando si sposano i giovani siano forniti di buona fede, ma non serve, credimi Dantès, non perdere tempo e corri a dirle che sei tornato e a informarla delle tue speranze.»
«Vado!» disse Edmond.
Abbracciò suo padre, salutò con un cenno della testa Caderousse e partì.
Il vicino rimase ancora un attimo poi, salutato il vecchio Dantès, se ne andò a sua volta e raggiunse Danglars, che lo aspettava all'angolo della rue Senac.
«Ebbene - disse Danglars - l'hai visto? »
«Ci siamo appena incontrati. »
«Ti ha parlato della sua speranza di diventare capitano? »
«Parla come se già lo fosse. »
«Pazienza, pazienza! - disse Danglars - Mi sembra che fantastichi un po’ troppo. »
«Diavolo! Sembra che il posto gli sia stato promesso dal signor Morrel in persona. »
«Sarà contento per quello. »
«Cioè, è molto insolente. Mi ha già offerto aiuto come se fosse un personaggio importante, e pure denaro in prestito, come se fosse un banchiere. »
«E tu avrai rifiutato. »
«Certamente, anche se avrei potuto accettare; sono stato io che gli ho messo fra le mani le prime monete bianche che ha toccato; ma Dantès non avrà più bisogno di nessuno adesso che diventerà capitano. »
«Balle! - disse Danglars - Non lo è ancora. »
«In fede mia sarebbe una bella cosa non lo diventasse più - disse Caderousse - altrimenti non ci sarebbe più modo di potergli parlare. »
«Se lo vogliamo veramente - disse Danglars - resterà ciò che è, e forse diventerà ancora meno di quello che è. »
«Che stai dicendo? »
«Niente, parlavo tra me e me. È sempre innamorato della catalana? »
«Innamorato pazzo; è andato da lei. Mi sbaglierò, ma secondo me avrà dei dispiaceri su quel fronte. »
«Spiegati. »
«E perché? »
«È più importante di quello che credi. Di certo non ami Dantès alla follia. »
«Io non amo gli arroganti. »
«Allora raccontami ciò che sai sulla catalana. »
«Nulla di certo, ho soltanto visto alcune cose che mi fanno credere, come ti dicevo, che il futuro capitano avrà dei dispiaceri nei dintorni delle Vieilles-infirmeries. »
«E cosa hai visto? Dai, dimmelo. »
«Ebbene, ho visto che tutte le volte che entra in città, Mercedes è accompagnata da un robusto e minaccioso catalano dagli occhi neri, la pelle rossa, molto scuro, ardentissimo, e che lei chiama mio cugino. »
«Ah, veramente? E credi che questo suo cugino le faccia la corte? »
«Immagino. Che diavolo vuoi che faccia un ragazzo di ventun anni con una bella ragazza di diciassette? »
«E dici che Dantès è andato dai Catalani? »
«È uscito da casa sua poco prima di me. »
«Se andiamo dalla quella parte ci possiamo fermare alla Réserve di Papà Pamphile e aspettare notizie bevendo un bicchiere di vino di Malaga.»
«E chi ce le porterà? »
«Staremo sulla sua strada, e leggeremo sul viso di Dantès ciò che sarà successo. »
«Andiamo... - disse Caderousse – offri tu, vero? »
«Certamente... » rispose Danglars.
Ed entrambi si incamminarono con passo svelto verso il luogo indicato. Giunti là si fecero portare una bottiglia e due bicchieri. Papà Pamphile aveva visto passare Dantès neanche dieci minuti prima.
Sicuri che Dantès fosse dai Catalani, si sedettero all’ombra dei platani e delle piante di sicomori, sui cui rami un gioioso gruppetto di uccelli salutava i primi giorni della primavera.
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