giovedì 13 novembre 2014

Padre e figlio (III)

Ed infine l'ultima parte del secondo capitolo. Come al solito siamo aperti a consigli e correzioni... non esitate!

«Ebbene - disse Danglars - l'hai visto? »
«Ci siamo appena incontrati. »
«Ti ha parlato della sua speranza di diventare capitano? »
«Parla come se già lo fosse. »
«Pazienza, pazienza! - disse Danglars - Mi sembra che fantastichi un po’ troppo. »
«Diavolo! Sembra che il posto gli sia stato promesso dal signor Morrel in persona. »
«Sarà contento per quello. »
«Cioè, è molto insolente. Mi ha già offerto aiuto come se fosse un personaggio importante, e pure denaro in prestito, come se fosse un banchiere. »
«E tu avrai rifiutato. »
«Certamente, anche se avrei potuto accettare; sono stato io che gli ho messo fra le mani le prime monete bianche che ha toccato; ma Dantès non avrà più bisogno di nessuno adesso che diventerà capitano. »
«Balle! - disse Danglars - Non lo è ancora. » 
«In fede mia sarebbe una bella cosa non lo diventasse più - disse Caderousse - altrimenti non ci sarebbe più modo di potergli parlare. »
«Se lo vogliamo veramente - disse Danglars - resterà ciò che è, e forse diventerà ancora meno di quello che è. »
«Che stai dicendo? »
«Niente, parlavo tra me e me. È sempre innamorato della catalana? »
«Innamorato pazzo; è andato da lei. Mi sbaglierò, ma secondo me avrà dei dispiaceri su quel fronte. »
«Spiegati. »
«E perché? »
«È più importante di quello che credi. Di certo non ami Dantès alla follia. »
«Io non amo gli arroganti. »
«Allora raccontami ciò che sai sulla catalana. »
«Nulla di certo, ho soltanto visto alcune cose che mi fanno credere, come ti dicevo, che il futuro capitano avrà dei dispiaceri nei dintorni delle Vieilles-infirmeries. »
«E cosa hai visto? Dai, dimmelo. »
«Ebbene, ho visto che tutte le volte che entra in città, Mercedes è accompagnata da un robusto e minaccioso catalano dagli occhi neri, la pelle rossa, molto scuro, ardentissimo, e che lei chiama mio cugino. »
«Ah, veramente? E credi che questo suo cugino le faccia la corte? »
«Immagino. Che diavolo vuoi che faccia un ragazzo di ventun anni con una bella ragazza di diciassette? »
«E dici che Dantès è andato dai Catalani? »
«È uscito da casa sua poco prima di me. »
«Se andiamo dalla quella parte ci possiamo fermare alla Réserve di Papà Pamphile e aspettare notizie bevendo un bicchiere di vino di Malaga.»
«E chi ce le porterà? »
«Staremo sulla sua strada, e leggeremo sul viso di Dantès ciò che sarà successo. »
«Andiamo... - disse Caderousse – offri tu, vero? »
«Certamente... » rispose Danglars.
Ed entrambi si incamminarono con passo svelto verso il luogo indicato. Giunti là si fecero portare una bottiglia e due bicchieri. Papà Pamphile aveva visto passare Dantès neanche dieci minuti prima.
Sicuri che Dantès fosse dai Catalani, si sedettero all’ombra dei platani e delle piante di sicomori, sui cui rami un gioioso gruppetto di uccelli salutava i primi giorni della primavera.

Ecco il link al secondo capitolo (ora completo)
http://il-conte-di-montecristo.blogspot.it/2014/08/capitolo-ii-padre-e-figlio.html
A presto!

martedì 11 novembre 2014

Padre e figlio (II)


Eccoci (dopo lunga pausa) con la seconda parte del secondo capitolo. Buona lettura e fateci sapere se avete consigli e cosa ne pensate!


Infatti, mentre Edmond terminava sottovoce la frase, comparve sulla porta la testa nera e barbuta di Caderousse. Era un uomo di venticinque-ventisei anni. Aveva fra le mani un pezzo di panno che, da buon sarto, preto avrebbe trasformato nei risvolti di un abito.
“Ah, eccoti dunque di ritorno, Edmond!” disse in un marcato accento marsigliese con un largo sorriso che mostrava dei bellissimi denti bianchi come l'avorio.
“Come vedi, vicino Caderousse, e pronto a servirti in qualunque cosa” rispose Dantès, mal dissimulando la freddezza con cui si propose.
“Grazie, grazie. Fortunatamente non ho bisogno di nulla, anzi qualche volta sono gli altri che hanno bisogno di me.”
Dantès ebbe un moto d’impazienza.
“Non mi riferisco a te, giovanotto: ti ho prestato del denaro e tu me lo hai reso, come si fa tra buoni vicini ora siamo pari.”
“Non si è mai pari chi ci ha aiutati - disse Dantès - quando non gli si deve più danaro gli si deve riconoscenza.”
“Perché parlarne ancora? Il passato è passato, parliamo invece del tuo felice ritorno. Ero andato al porto per cercare del panno color marrone, quando ho incontrato l'amico Danglars.
"“Tu! A Marsiglia?” gli dissi.
“Si, io stesso” rispose.
“Ti credevo a Smirne!”
“In effetti sarei potuto ancora esserci, a Smirne; vengo da lì.”
“E Edmondo? Dov'è quel bravo ragazzo?”
“Sarà di sicuro da suo padre” rispose Danglars.”
E allora mi sono precipitato qui per stringere la mano ad un amico.”
“Il nostro buon Caderousse - disse il vecchio - ci vuole davvero bene!”
“Certamente vi amo e vi stimo anche, tanto più che gli uomini onesti sono così rari... Ma sembra tu sia tornato ricco...” continuò il sarto, gettando uno sguardo fulmineo all'oro e all'argento che Dantès aveva messo sul tavolo.
Al giovane marinaio non sfuggì il lampo di cupidigia del suo vicino.
“Eh, mio dio - disse con noncuranza - questo danaro non è mio; avevo paura che in mia assenza fosse mancato qualcosa a mio padre ed egli, per rassicurarmi ha svuotato la sua borsa sul tavolo. Andiamo, padre - continuò Dantès - rimettete i soldi nel cassetto, a meno che il vicino Caderousse non ne abbia a sua volta bisogno; nel caso è sempre a sua disposizione.”
“No, giovanotto - disse Caderousse - non ho bisogno di niente. Grazie a dio lo status mantiene l'uomo... Conserva il danaro, conservalo, perché non è mai troppo! Comunque ti ringrazio per l’offerta, come se ne avessi approfittato.”
“Veniva dal cuore...” disse Dantès. 
“Non ne dubito. Ebbene, va sempre meglio con il signor Morrel, furbetto!”
“Il signor Morrel è sempre molto generoso per me...” rispose Dantès.
“In questo caso tu hai fatto male a rifiutare il suo pranzo.”
“Come, rifiutare il suo pranzo! - esclamò il vecchio - Ti aveva invitato a pranzo?”
“Sì, padre mio” rispose Edmondo sorridendo per la meraviglia di suo padre al sentire l’onore che gli aveva fatto il signor Morrel.
“E perché dunque hai rifiutato, figlio mio?” domandò il vecchio.
“Per ritornare il più presto possibile da voi, padre - rispose il giovane – volevo rivedervi.”
“Però sarà dispiaciuto a quel buon uomo del signor Morrel. - disse Caderousse - quando uno aspira a diventare il capitano, sbaglia a non fare la corte al suo armatore.”
“Gli ho spiegato la causa del mio rifiuto - rispose Dantès - e sono certo che l'ha compresa.”
“Ah, per diventare il capitano bisogna assecondare un po’ di più i padroni.”
“Spero di diventare capitano anche facendone a meno.”
“Tanto meglio, tanto meglio; farà piacere ai tuoi vecchi amici. So che c’è qualcuno laggiù dietro alla Cittadella di San Nicola che ne sarà molto contento.”
“Mercedes?” chiese il vecchio.
“Sì, padre mio - disse Dantès - e con il vostro permesso, ora che vi ho rivisto e so che state bene e anche  che avete tutto ciò di cui avete bisogno, vi chiederei il permesso di fare una visita ai Catalani.”
“Vai, figlio mio, vai - disse il vecchio Dantès - e Dio benedica te con la tua donna, come ha benedetto me con mio figlio!”
“Sua donna? - disse Caderousse - Voi esagerate forse un po’, papà Dantès; non credo lo sia ancora.”
“No - rispose Edmondo - ma non ci vorrà troppo perché lo diventi!”
“Non importa, non importa - disse Caderousse – sei arrivato in tempo.”
“E perché?”
“Perché Mercedes è una bella ragazza, e alle belle ragazze non mancano i pretendenti, soprattutto a lei! La seguivano a dozzine!”
“Davvero?” disse Edmond con un sorriso sotto cui si intravedeva un'ombra di inquietudine.
“Oh sì! - rispose Caderousse - E anche dei bei partiti! Ma lo capisci? Diventa capitano e non potrà rifiutarti.”
“Il che significa - disse Dantès con un sorriso non nascondeva affatto la sua inquietudine - che se io non diventassi capitano...”
“Eh! eh!” esclamò Caderousse.
“Andiamo, andiamo… -disse il giovane – mi fido più di voi delle donne, in generale, e soprattutto di Mercedes: sono convinto che, capitano o no, lei mi resterà ugualmente fedele.”
“Tanto meglio! Tanto meglio! - disse Caderousse. - É sempre una buona cosa che quando si sposano i giovani siano forniti di buona fede, ma non serve, credimi Dantès, non perdere tempo e corri a dirle che sei tornato e a informarla delle tue speranze.”
“Vado!” disse Edmond.
Abbracciò suo padre, salutò con un cenno della testa Caderousse e partì.
Il vicino rimase ancora un attimo poi, salutato il vecchio Dantès, se ne andò a sua volta e raggiunse Danglars, che lo aspettava all'angolo della rue Senac.

Ricordiamo il link al secondo capitolo
http://il-conte-di-montecristo.blogspot.de/2014/08/capitolo-ii-padre-e-figlio.html
A presto! (aspettare e sperare...)

giovedì 14 agosto 2014

Padre e figlio (I)

Iniziamo con il secondo capitolo del romanzo!
Ecco il lavoro fatto fino ad ora. Non esitate a farci sapere cosa ne pensate, ovviamente.

Lasciamo Danglars che, alle prese col genio dell'odio, cerca di gettare all'orecchio del suo armatore qualche maligna supposizione contro il suo compagno e seguiamo invece Dantès che, dopo aver percorso la Canebière in tutta la sua lunghezza, prende la rue Noaille, entra in una piccola casa situata sul lato sinistro dei viali di Meillan, sale velocemente i quattro piani di una scala oscura, tenendosi con una mano alla ringhiera e cercando di trattenere i battiti del cuore con l'altra, e infine si ferma davanti a una porta socchiusa che lascia vedere una piccola camera.
Quella era la camera del padre di Dantès.
La notizia dell'arrivo del Pharaon non era ancora giunta al vecchio che, sopra una cassa, era occupato a piantare delle cannucce su cui sistemava con mano tremante nasturzi misti a clematidi che si arrampicavano lungo la pergola della finestra.
Ad un tratto si sentì circondare il corpo da due braccia e una voce ben conosciuta gridare da dietro
«Padre! Mio buon padre!»
Il vecchio gettò un grido e si voltò; poi, vedendo il figlio, si lasciò cadere tra le sue braccia tutto tremante e pallido.
«Che avete dunque, padre? - chiese commosso il giovane - siete ammalato?»
«No, mio caro Edmond, no; ma non ti aspettavo. E la gioia, la sorpresa di rivederti così all'improvviso... mio Dio!... mi sembra di morire!»
«Coraggio, rimettetevi, padre. Sono io, proprio io. Si dice sempre che la gioia non nuoce ed è per questo che sono entrato così, senza avvisarvi; guardatemi, sorridetemi, invece di osservarmi con occhi spaventati. Io sono tornato, e noi saremo felici!»
«Ah, tanto meglio, figlio - riprese il vecchio - ma in che modo potremo? Non mi lascerai più? Vediamo, raccontami quale fortuna ti è capitata!»
«Che il Signore mi perdoni - disse il giovane - di rallegrarmi di una fortuna che faccio con il lutto di una famiglia: ma Dio sa che non ho voluto io questa fortuna! Questo mi è capitato e io non ho la
forza di dispiacermene. Il buon capitano Leclère è morto ed è probabile che con il favore del signor Morrel io ottenga il suo posto... Capitano a vent'anni! Con cento luigi di stipendio ed una provvigione sul carico! Non è molto più di quanto potesse sperare un povero marinaio come me?»
«Sì, figlio mio, sì, infatti questa è una gioia.»
«E perciò voglio che con i primi soldi che guadagnerò voi abbiate una casetta con giardino per piantare le vostre clematidi, i vostri nasturzi ed il vostro caprifoglio. Ma cosa avete, padre? Sembra che state male!"
«Tranquillo, tranquillo, non è niente.»
E, mancandogli le forze, il vecchio cadde.
«Vediamo, vediamo - disse il giovane - un bel bicchiere di vino vi rianimerà, caro padre. Dove tenete il vino?»
«No, grazie, non lo cercare, non ne ho bisogno» disse il vecchio, tentando di trattenere il figlio.
«Lasciate fare, lasciate fare, padre.»
Ed aprì due o tre armadi.
«É inutile - disse il vecchio - non c'è più vino.»
«Come, non c'è più vino - disse Dantès impallidendo a sua volta e guardando prima l'una e l'altra delle guance smunte e increspate del vecchio e poi gli armadi vuoti - come non c'è più vino! Siete rimasto senza denaro, padre?»
«Non sono rimasto privo di nulla, perché tu sei qui.»
«Ma - balbettò Dantès asciugandosi il sudore che freddo gli colava dalla fronte - avevo lasciato duecento franchi, alla partenza, tre mesi fa.»
«Si, sì, Edmond, è vero, ma avevi dimenticato nel partire un piccolo debito con il vicino Caderousse; me lo ha ricordato, dicendomi che se non avessi pagato io per te, sarebbe andato a farsi pagare dal signor Morrel. Allora capisci... per paura che ti compromettesse...»
«Quindi?»
«Quindi ho pagato io per te.»
«Ma - esclamò Dantès - il mio debito con Caderousse era di 140 franchi! E li avete pagati con i duecento franchi che vi ho lasciato?»
Il vecchio fece un segno affermativo con la testa.
«Ma allora avete vissuto - mormorò il giovane - per tre mesi con solo sessanta franchi!»
«Sai di quanto poco io abbia bisogno e di come mi accontenti.»
«Oh mio Dio! Mio Dio! Padre, perdonatemi!» esclamò Edmond, gettandosi ai piedi del buon vecchio.
«Che fai adesso?»
«Ah, mi avete trafitto il cuore!»
«Tu sei qui - disse il vecchio sorridendo - ora tutto è dimenticato, tu stai bene.»
«Sì, io sono qui; eccomi con un buon futuro davanti e con un po' di denaro. Prendete, padre – disse - prendete e inviate subito qualcuno a comprare quello che vi serve.»
E vuotò sulla tavola la borsa che conteneva una dozzina di monete d'oro, cinque o sei scudi da cinque franchi e degli spiccioli.
Il viso del vecchio si turbò.
«Di chi è quel denaro?»
«Mio, tuo, nostro, prendete: comprate delle provviste e state felice, domani ve ne sarà dell'altro.»
«Con calma, con calma - disse il vecchio sorridendo – con il tuo permesso farò uso della borsa, ma con moderazione. Se la gente mi vedesse fare grandi provviste direbbe che ero obbligato ad aspettare il tuo ritorno per fare acquisti.»
«Fate come vi aggrada, ma prima di ogni altra cosa assumete una persona di servizio, non voglio più che usciate di casa solo. Ho del caffè, e dell'eccellente tabacco di contrabbando in una cassetta nel fondo della stiva; ve la porto domani. Ma silenzio, sento arrivare qualcuno.»
«Sarà Caderousse che, avendo saputo del tuo arrivo, viene a salutare.»
«Bene, ecco altre labbra che dicono cose che non pensa il cuore. Ma – mormorò Edmond - è pur sempre un vicino che ci ha reso un favore; che sia il benvenuto!»


Ecco il link al secondo capitolo
http://il-conte-di-montecristo.blogspot.de/2014/08/capitolo-ii-padre-e-figlio.html

A presto!

sabato 9 agosto 2014

Marsiglia - L'arrivo (III)

Ecco la conclusione del primo capitolo del romanzo.. fateci sapere cosa ne pensate!!

era Policarpo Morrel, mio zio, che divenne capitano; Dantès, dite a mio zio che l'Imperatore si è ricordato di lui e vedrete piangere quel vecchio brontolone. Andiamo, andiamo - continuò il vecchio armatore battendo amichevolmente la mano sulla spalla del giovane -
voi avete fatto bene ad eseguire le istruzioni del capitano Leclère e fermarvi all'isola d'Elba, anche se, se si venisse a sapere che voi avete consegnato un plico al Maresciallo e parlato coll'Imperatore, il fatto potrebbe senza dubbio compromettervi.>>
<<Come volete voi che ciò comprometta - disse Dantès - io non so neppure ciò che ho consegnato e l'Imperatore non mi ha fatto che quelle domande, che avrebbe posto al primo arrivato... Ma scusate - riprese Dantès - ecco la Sanità e la Dogana che giungono. Voi permettete, non è vero?>>
<<Fate, fate pure, mio caro Dantès.>>
Il giovane si allontanò, e mentre si allontanava, Danglars si accostava.<<Ebbene - chiese - ha addotto buone ragioni sulla sua fermata a Portoferraio?>>
<<Eccellenti, mio caro Danglars.>>

<<Ah, tanto meglio - rispose questi - perché è sempre cosa spiacevole vedere un compagno che non fa il proprio dovere.>>
<<Dantès ha fatto il suo - rispose l'armatore - e non c'è nulla da ridire. Fu il capitano Leclère ad ordinargli questa fermata.>>

<<A proposito del capitano Leclère, vi ha consegnato una sua lettera?"
<<A me? No. Ne aveva da consegnarmi?>>
<<Credevo che oltre al plico, il capitano Leclère gli avesse affidato una lettera.>>
<<Di quale plico parlate?>>
<<Di quello che Dantès ha lasciato nella visita a Portoferraio.>>
<<E come sapete che aveva un plico per Portoferraio?>>
Danglars arrossì.

<<Passavo davanti alla porta del capitano, che era socchiusa, e lo vidi consegnare a Dantès il plico e la lettera.>>
<<Non me ne ha parlato - disse l'armatore - ma se ha questa lettera, me la consegnerà.>>
Danglars rifletté un istante.

<<Allora, signor Morrel, vi prego - disse - di non parlarne a Dantès; mi sarò ingannato.>>
In quel momento il giovane fece ritorno e Danglars si allontanò.

<<Ebbene, mio caro Dantès, siete libero?>> domandò l'armatore.
<<Sì, signore.>>
<<La cosa non è stata lunga.>>
<<No, ho consegnato alla Dogana la lista delle vostre mercanzie; e, quanto alla consegna, è arrivato con il pilota costiero un uomo a cui ho consegnato le mie carte.>>
<<Allora non avete più niente a fare qui?>>
Dantès gettò uno sguardo rapido intorno a sé.

<<No, qui tutto è in ordine.>>
<<Potete dunque venire a pranzo con noi?>>
<<Scusatemi, signor Morrel, scusatemi, ve ne prego, ma la prima visita la devo a mio padre. Non sono però meno riconoscente per l'onore che mi fate.>>
<<É giusto, Dantès, è giusto: so che siete un buon figlio.>>
<<E... - domandò Dantès con una certa esitazione, - sta bene mio padre, che voi sappiate?>>
<<Io credo di sì, mio caro Edmondo, anche se non l'ho visto di persona.>>
<<Sì, si tiene ritirato nella sua stanzetta.>>
<<Ciò prova, per lo meno, che non ha avuto bisogno di nulla durante la vostra assenza.>>
Dantès sorrise.

<<Mio padre è altero, signore, e anche nel caso fosse stato sprovvisto di tutto, non avrebbe chiesto nulla a nessuno, eccetto che a Dio.>>
<<Ebbene, dopo questa prima visita, noi contiamo su voi.>>
<<Scusatemi di nuovo, signor Morrel, ma dopo questa prima visita, io ne farò un'altra che non mi sta meno a cuore.>>
<<Ah, è vero, Dantès, dimenticavo che tra i Catalani c'è qualcuno che deve aspettarvi con non meno impazienza di vostro padre; la bella Mercedes.>>
Dantès arrossi.

<<Ah! ah! - disse l'armatore - non mi sorprende più che sia venuta tre volte a domandare notizie del Faraone. Perbacco, Edmond, voi non siete da compiangere: avete proprio una graziosa amica.>>
<<Non è mia amica, ma - disse il marinaio con aria seria - è la mia fidanzata.>>
<<Qualche volta sono una cosa sola>> disse ridendo l'armatore.
<<Ma non per noi>> rispose Dantès.
<<Andiamo, andiamo, mio caro Edmond! - continuò l'armatore - non voglio trattenervi di più. Voi avete fatto i miei affari abbastanza bene perché io vi lasci fare i vostri con comodità. Avete bisogno di denaro?>>
<<No, signore, ho tutti i miei stipendi del viaggio, cioè quasi tre mesi di risparmi.>>
<<Voi siete un giovane previdente, Edmond!>>
<<Ricordate che ho un padre povero, signor Morrel.>>
<<Sì, sì, so bene che siete un buon figliolo! Andate dunque a veder vostro padre. Anch'io ho un figlio e non saprei perdonare quacuno che dopo tre mesi di viaggio lo tenesse lontano da me.>>
<<Dunque mi permettete di andare?>> disse il giovane salutandolo.

<<Sì, se non avete altro da dirmi.>>
<<No.>>
<<Il capitano Leclère non vi ha dato, morendo, una lettera per me?>>
<<Gli sarebbe stato impossibile scrivere, ma ciò mi ricorda che avrei un congedo di qualche giorno da chiedere.>>

<<Per prender moglie?>>
<<Prima di tutto per quello, poi per andare a Parigi.>>
<<Bene, bene! Prenderete il tempo che vorrete, Dantès. Non ci vorranno meno di sei settimane per scaricare il bastimento, e non ci rimetteremo in mare prima di tre mesi. Sarà opportuno che vi facciate trovare qui fra tre mesi. Il Pharaon - continuò l'armatore battendo sulla spalla del giovane marinaio - non potrebbe partire senza il suo capitano.>>
<<Senza il suo capitano! - esclamò Dantès con gli occhi sfavillanti di gioia - prestate attenzione a ciò che dite, signore, poiché rispondete alle più segrete speranze del mio cuore; avreste intenzione di nominarmi capitano del Pharaon?>>
<<Se fossi da solo vi stenderei la mano, mio caro Dantès, e vi direi: è fatto; ma ho un socio, e voi sapete l'antico proverbio toscano, chi ha compagno, ha padrone. Ma metà dell'affare è fatto: su due voti ne avete già uno. Per avere l'altro, fidatevi di me. Farò del mio meglio.>>
<<Oh, signor Morrel - esclamò il giovane marinaio, stringendo le mani dell'armatore con le lacrime agli occhi - signor Morrel, vi ringrazio in nome di mio padre e di Mercedes.>>
<<Va bene, va bene Edmond. C'è un Dio in cielo per la brava gente. Andate a vedere vostro padre, fate visita a Mercedes, poi ritornate da me.>>
<<Non volete che vi riporti a terra?>>
<<No, grazie, rimango a regolare i conti con Danglars. Siete rimasto contento di lui durante il viaggio?>>
<<Secondo il senso che voi date a questa domanda; se per la fedeltà del compagno di viaggio no, perché io credo che non mi stimi, dal giorno in cui ebbi la debolezza, in seguito ad uno scontro, di proporgli di fermarci dieci minuti sull'isola di Montecristo per terminare questa contesa; proposta, questa, che io ebbi torto di fare e che egli ebbe ragione di rifiutare. Se è per lo scrivano che mi fate questa domanda, credo che non ci sia nulla da dire, e sarete contento del modo con cui ha svolto il suo compito.>>
<<Ma - domandò l'armatore - se foste capitano del Pharaon terreste Danglars con piacere?>>

<<Capitano, o secondo - rispose Dantès - avrò sempre i più grandi riguardi per coloro che godono della fiducia dei miei armatori.>>
<<Andiamo, andiamo, Dantès, vedo bene che siete un bravo ragazzo sotto tutti i punti di vista. Non voglio trattenervi più a lungo. Andate, perché sembra che abbiate la brace sotto i piedi!>>
<<Arrivederci, signor Morrel, e grazie mille.>>
<<Arrivederci, mio caro Edmond, e buona fortuna!>>
Il giovane marinaio saltò sulla lancia, andò a sedersi a poppa e ordinò di approdare alla Canebière.
Due marinai si piegarono sui loro remi e la barca fuggì con la velocità che è possibile avere in mezzo a mille barche che ingombrano quella specie di angusta strada che conduce, fra due file di navigli, dall'entrata del porto allo scalo di Orléans. Sorridendo, l'armatore lo seguì con gli occhi fino alla spiaggia, lo vide saltare sui gradini dello scalo e perdersi subito in mezzo alla folla variopinta che dalle cinque del mattino alle nove della sera ingombra la famosa strada della Canebière, di cui i Phocéens moderni sono tanto orgogliosi da dire, con la più gran serietà del mondo e con l'accento che imprime tanto carattere a ciò che dicono: <<Se Parigi avesse la Canebière, Parigi sarebbe una piccola Marsiglia.>>

Girandosi l'armatore vide Danglars, all'apparenza in attesa dei suoi ordini ma in realtà intento come lui a seguire il giovane marinaio con lo sguardo. C'era soltanto una grandissima diversità nell'espressione di questo doppio sguardo diretto alla stessa persona.

Intanto qui potete trovare il link al primo capitolo, versione integrale!
Capitolo I: Marsiglia - L'arrivo.
A Presto!

venerdì 8 agosto 2014

Marsiglia - L'arrivo (II)

Eccoci qui, con il secondo brano della nostra versione!
Questa volta abbiamo usato come riferimento la traduzione fantasma di Franceschini, per la quale nutriamo una vera e propria insofferenza. Fateci sapere cosa ne pensate!


[...] <<Se ora volete salire, signor Morrel - disse Dantès vedendo l'impazienza dell'armatore -  ecco il vostro scrivano Danglars che esce dal suo camerino; vi darà tutti i chiarimenti che desiderate: quanto a me bisogna che sorvegli le manovre di ancoraggio e che metta la nave a lutto.>>

L'armatore non se lo fece ripetere due volte: afferrò una cima che gli gettò Dantès e
salì gli scalini sul fianco della nave con una sveltezza che avrebbe fatto onore anche ad un uomo di mare.L'altro intanto ritornò al suo posto di secondo e la conversazione coinvolse colui che era stato presentato con il nome di Danglars, che appunto uscì dalla sua cabina e si avvicinò all'armatore.
Egli era un uomo di venticinque-ventisei anni, una figura molto cupa, servizievole verso i suoi superiori, insolente con i sottoposti; di modo che, oltre al suo ruolo di computista, di per sé motivo di avversione per i marinai, era tanto malveduto dall'equipaggio per il suo comportamento tanto quanto, al contrario, Edmond Dantès era amato.
<<Ebbene signor Morrel - disse Danglars - siete già a conoscenza della disgrazia, no?>>

<<Sì, sì, povero capitano Leclère! Era un uomo buono e onesto.>>
<<E soprattutto un eccellente uomo di mare, invecchiato fra il cielo e l'acqua, come dev'essere per un uomo incaricato di curarsi degli affari di una casa così importante come la Morrel e figlio>> rispose Danglars.
<<Ma - disse l'armatore tenendo gli occhi rivolti a Dantès, che controllava lo stato delle manovre di ancoraggio - mi sembra che non occorra essere un marinaio così navigato come dite, Danglars, per conoscere bene il mestiere. Ecco il nostro amico Edmond che fa il suo, e mi sembra non abbia bisogno del consiglio di nessuno.>>
<<Sì - disse Danglars gettando su Dantès uno sguardo bieco in cui balenò un lampo d'odio - sì, è giovane e perciò non teme nulla. Appena morì il capitano, prese il comando senza consultare nessuno e ci fece perdere un giorno e mezzo all'isola d'Elba, invece di ripiegare direttamente a Marsiglia.>>
<<Quanto a prendere il comando della nave - disse l'armatore - era suo dovere farlo in quanto secondo; quanto al perdere un giorno e mezzo all'isola d'Elba, ha fatto male, a meno che l'imbarcazione non avesse qualche avaria da riparare.>>
<<La nave stava bene come sto io e come desidero che voi stiate sempre, signor Morrel, e questa giornata e mezzo la perdemmo per un capriccio, per il solo piacere di andare a terra, ecco tutto.>>
<<Dantès - disse l'armatore rivolgendosi verso il giovanotto - venite qui.>>
<<Scusate, signore - disse Dantès - sarò da voi fra un istante.>>

Poi all'equipaggio: <<Gettate l'ancora!>>
Immediatamente l'ancora fu lasciata cadere e la catena scivolò con rumore. Dantès restò al suo posto, nonostante la presenza del pilota, fino a che la manovra fu conclusa, poi disse: <<Abbassate la fiamma a mezz'albero, la bandiera a mezz'asta, incrociate i pennoni!>>

<<Vedete - disse Danglars - si crede già capitano,ci scommetto.">>
<<E lo è, infatti>> disse l'armatore.

<<Si, signor Morrel, salvo che per la vostra firma e quella del vostro socio.>> <<Diamine! Perché non dovremmo lasciargli il posto? - disse l'armatore - É giovane, lo so bene, ma mi sembra adatto all'incarico e molto esperto nel suo mestiere.>> 
Una nube passò sulla fronte di Danglars.
<<Scusate, signor Morrel - disse mentre si avvicinava il giovane Dantès - la nave è all'ancora e io sono da voi. Mi avevate chiamato, no?>> 
Danglars fecce un passo indietro.
<<Io volevo domandarvi perché vi siete fermato all'isola d'Elba.>>
<<Neanch'io lo so: è stato per eseguire un ultimo comando del capitano Leclère, che mi aveva affidato in punto di morte un plico per il gran Maresciallo Bertrand.>>
<<L'avete dunque visto, Edmond?>>
<<Chi?>>
<<Il gran Maresciallo.>>
<<Sì.>>
Morrel si guardò intorno, poi prese da parte Dantès.
<<E come sta l'Imperatore?>> domandò fortemente interessato.
<<Bene, per quanto ho potuto giudicare con i miei occhi.>>
<<Quindi avete visto anche l'Imperatore?>>
<<Entrò dal Maresciallo mentre vi ero io.>>
<<E gli avete parlato?>>
<<In realtà fu lui a parlarmi" rispose Dantès, sorridendo.
<<E cosa vi disse?>>
<<Mi ha fatto delle domande sul bastimento, sulla data della partenza da Marsiglia, sul viaggio che aveva fatto e sul carico che portava. Credo che, se fosse stato vuoto e io ne fossi stato il padrone, l'avrebbe voluto comprare. Ma gli dissi che io non ero che un semplice secondo, e il bastimento apparteneva alla casa Morrel e figlio. "Ah! - disse - la conosco. I Morrel sono armatori di padre in figlio, ed ho conosciuto un Morrel, che serviva nel mio stesso reggimento quando ero in guarnigione a Valence.">>
<<E vero, è vero!>> esclamò l'armatore tutto contento.


Vi ricordiamo che potete trovare la versione in itinere del nostro lavoro nella sezione la nostra versione.
A presto!

martedì 5 agosto 2014

Ebook de Il conte di Montecristo

Ciao a tutti!

Di seguito troverete il link per il download de Il conte di Montecristo.
La traduzione è quella di Emilio Franceschini che, come credo si sia capito in questo post, è priva di copyright. Il libro digitale in questione è stato realizzato da booksandbooks.com. Fateci sapere se ci sono problemi con il link!

Il mistero di Emilio Franceschini

Buongiorno a tutti!

Cercando la versione digitale della traduzione che usiamo per il blog ci siamo imbattuti in qualcosa di estremamente curioso. In un mistero dell'editoria italiana.

Negli anni '80 viene pubblicata da Mondadori una nuova edizione del Conte di Montecristo, la cui traduzione è attribuita ad Emilio Franceschini, alla sua prima opera.
Nel 2010 l'editore Carmine Donzelli (qui il sito della casa editrice) decide di riproporre il grande romanzo in una nuova (ed è il caso di dire finalmente!) traduzione. Decide però di indagare sulla versione fino ad allora pubblicata del romanzo e svela così il mistero di Emilio Franceschini.

La traduzione in questione è in realtà la riproposizione di un'edizione anonima Salani dell'800 (badare bene: ottocento!). A sua volta l'edizone Salani riproduce sostanzialmente la traduzione del 1869 edita da Sonzogno.

In breve: molti di noi si sono ritrovati davanti una traduzione del Conte di Montecristo che potrebbe essere stata letta anche da Alessandro Manzoni (sic!).

Giunti a queste conclusioni abbiamo deciso di utilizzare come punto di partenza (e solo come punto di partenza!) per la nostra versione dell'opera la traduzione in questione. A breve cercheremo di approfondire anche le lacune e soprattutto le censure di questa versione, ma per avere un'idea vi rimandiamo a Wikipedia.


A presto!

lunedì 4 agosto 2014

Marsiglia - L'arrivo (I)

Ecco l'incipit della nostra versione. Ovviamente siamo aperti a consigli e critiche. Dateci una mano!

Il 24 Febbraio 1815 la vedetta di Notre Dame de la Garde segnalò la nave Pharaon proveniente da Smirne, Trieste e Napoli. Come accadeva di solito un pilota costiere partì immediatamente dal porto, passò vicino al castello d'If e abbordò la nave fra il capo di Morgiou e l'isola di Rion. Inoltre, sempre al solito, i curiosi si erano affollati sulla piattaforma del forte di Saint Jean, poichè a Marsiglia l'arrivo di un bastimento è affare di molta importanza, specialmente quando si tratta di un bastimento costruito, armato e confezionato sui cantieri della vecchia Phocée e di proprietà di un armatore della città. Tale appunto era il Pharaon.

La nave intanto avanzava: aveva felicemente attraversato lo stretto che si dice essere stato aperto da qualche scossa vulcanica tra l'isola di Calasareignie e l'isola di Faros, aveva oltrepassato Pomegue e procedeva sospinto dalle tre gabbie, il grande fiocco e la randa, ma in modo così lento e triste che gli spettatori si chiedevano, avvertendo l'aria di disgrazia, quale accidente potesse mai essere successo a bordo. Le persone dell'arte comprendevano però bene che, se mai fosse successo qualcosa di sinistro, non poteva essere relativo alla nave, che si mostrava in grado di muoversi molto bene, anche se lentamente. L'ancora era pronta ad essere calata, le vele di prua sganciate e, vicino al pilota che si preparava per dirigere il Pharaon nella sua difficile entrata nel porto di Marsiglia, c'era un giovane in forze che sorvegliava attentamente i movimenti della nave e ripeteva tutti gli ordini del pilota.

L'incertezza piena d'ansia nella quale erano sospesi gli spettatori riuniti sulla spianata di Saint Jean aveva preoccupato in modo particolare uno di loro, che non potendo attendere l'entrata del bastimento nel porto si gettò su una piccola barca, fece vogare verso il Pharaon e attraccò in una piccola insenatura detta Réserve.

Vedendo giungere quell'uomo, il giovane marinaio abbandonò il posto vicino al pilota e andò con il cappello in mano ad appoggiarsi al parapetto della nave. Egli era un giovanotto di circa vent'anni, alto in statura, snello, con due profondi occhi neri e capelli del colore dell'ebano. Tutta la sua persona esprimeva quell'aria di tranquillità e di risolutezza propria degli uomini abituati a vivere sin dall'infanzia in lotta con il pericolo.

<<Ah, siete voi, Dantès! - esclamò l'uomo sulla barca - cos'è successo, perché quest'atmosfera triste a bordo? >>
<<Una grande disgrazia, signor Morrel - rispose quel giovane - una grande disgrazia, specialmente per me. All'altezza di Civitavecchia abbiamo perduto il buon capitano Leclère.>>
<<E il carico?>> chiese con vivacità l'armatore.
<<Sano e salvo, signor Morrel, e riguardo a questo credo sarete contento. Ma il povero capitano Leclère...>>
<<Che cosa gli è dunque succeduto? - riprese l'armatore, visibilmente più tranquillo - che cosa è successo a questo bravo capitano?>>
<<È morto...>>
<<È caduto in mare?>>
<<No, signore, è morto di una febbre cerebrale in mezzo a terribili spasmi.>>
Poi, volgendosi all'equipaggio:
<<Olà! Ehi, ognuno al suo posto per l'ancoraggio!>>

L'equipaggio obbedì e in un istante gli otto o dieci uomini che lo costituivano si slanciarono, chi alle gomene, chi alle marre, chi alle drizze, chi ai fiocchi e chi a sistemare le vele.
Il giovane marinaio controllò con un'occhiata quasi indifferente l'inizio delle manovre e, dato che i suoi ordini erano stati recepiti, tornò al suo interlocutore.

<<Raccontatemi dunque i particolari di questa disgrazia.>> continuò l'armatore riprendendo la conversazione dove il marinaio l'aveva interrotta.
<<Buon dio, signore, è successo tutto all'improvviso. Dopo un lungo colloquio con il comandante del porto, il capitano Leclère lasciò Napoli molto agitato. In ventiquattr'ore lo assalì la febbre; tre giorni dopo era morto. Ci siamo occupati dei funerali ordinari ed egli riposa ora avvolto in un'amaca all'altezza del Giglio, con una palla da trentasei ai piedi e una alla testa. Portiamo alla vedova la sua croce d'onore e all'erede la sua spada. - e, continuando con un malinconico sorriso, aggiunse - Valeva proprio la pena di far la guerra agli Inglesi per dieci anni ininterrotti per poi morire così, come chiunque altro, nel proprio letto!>>
<<Diavolo! Che fare, signor Edmond - riprese l'armatore, che appariva sempre più rilassato - siamo tutti mortali ed è necessario che i vecchi facciano posto ai giovani, altrimenti non ci sarebbero avanzamenti. E dato che voi mi assicurate che il carico...>>
<<È in buonissimo stato, signor Morrel, lo garantisco. Questo è un carico che vi consiglio di non vendere per meno di venticinquemila franchi.>>
Quindi, poiché la nave aveva passato la torre rotonda:
<<Attenti a caricare le vele di gabbia, il fiocco e la brigantina! - gridò il marinaio - gettate l'ancora!>> L'ordine fu eseguito con la prontezza di un ordine di guerra.
<<Ammaina e carica tutto!>>
A quest'ultimo ordine le vele furono calate e la nave perseguì per inerzia nel suo moto.



Abbiamo aggiunto anche una nuova sezione al blog: La nostra Versione!

Fateci sapere cosa ne pensate!

domenica 3 agosto 2014

Un nuovo progetto..

Ciao a tutti!

Abbiamo deciso di riprendere con il blog.. e con una novità: una traduzione tutta nostra del romanzo, o meglio.. Rinfrescheremo una traduzione italiana dell'800 attualizzandola. I diritti d'autore sull'opera sono (ovviamente) decaduti e il libro è consultabile liberamente nella biblioteca digitale di google (ed è anche disponibile per il download digitale da Google Play Libri).
Ecco i link ai volumi dell'opera.

volumi I e II
volumi III e IV;
volumi V e VI;
volumi VII e VIII;
volumi IX e X


Non sappiamo se è completa ma, mano mano che procederemo, accerteremo eventuali mancanze e/o censure.

Continuate a seguirci!