mercoledì 31 luglio 2013

Fernand Mondego

Innamorato come Edmond di Mercedes, Fernand Mondego si rivela da subito ostile al giovane marinaio. Egli é cugino di Mercedes, di origini dunque catalane. Prende parte attivamente alla congiura contro Dantes e, sfruttando la sua assenza, riesce a sposare Mercedes.

Léon Riesener, di Eugène Delacroix

Fernand Mondego

La prima volta che vediamo Fernand si trova accanto a Mercedes, che é in attesa di notizie sull´amato. Lui le ha chiesto - non per la prima volta - di sposarla, ma la donna rifiuta con un forte senso di appartenenza al marsigliese. Egli nutre da subito rancore nei suoi confronti, al punto da architettare insieme a Danglars e Caderousse la sua cattura. 
Si viene a sapere, durante la narrazione, che ha agito da doppiogiochista e traditore nella guerra in Grecia: entrato nelle schiere greche con il grado di generale istruttore, tradisce Alí Pasciá causandone la disfatta.


Il Conte di Morcerf

Ritornato a Marsiglia dopo la guerra con il grado di luogotenente generale, sfrutta i soldi ricevuti grazie al suo tradimento per assegnarsi il titolo di Conte di Morcerf. Riesce intanto a convincere Mercedes, la qualo lo spoda e gli dona un figlio, Albert. Dopo le gloriose giornate di luglio del 1830, Morcerf decide di abbandonare il campo militare e dedicarsi alla politica e all´industria. Ecco come lui stesso lo racconta:


"[...] Nominato pari sotto la Restaurazione, partecipai alla prima campagna, agli ordini del maresciallo di Bourmont; potevo dunque aspirare a un comando superiore, e chi sa cosa sarebbe successo se la dinastia primogenita fosse rimasta sul trono! Ma la rivoluzione di Luglio era a quanto pare abbastanza gloriosa per permettersi di essere ingrata, e lo fu con ogni servizio che non datava dal periodo imperiale; dunque mi dimisi perché, quando ci si sono guadagnate le spalline sul campo di battaglia, non si sa come muoversi sul terreno scivoloso dei salotti. Ho lasciato la spada, mi sono gettato nella politica, mi dedico all´industria, studio le arti utili. Nei vent´anni in cui sono rimasto in servizio ne avevo avuto il desiderio, ma non il tempo".

Egli é infatti il primo a ricevere Montecristo, giunto a Parigi sotto l´invito di suo figlio Albert, ed é anche il primo a sentirne interamente la storia. Da nobile, Fernand sembra aver dimenticato le sue nobili origini e fa di tutto per non parlare del suo passato. É Danglars a svelare che non é un vero conte, ma si é autoattribuito il titolo; in un colloquio con Montecristo dice:

"'[...] voi siete un galantuomo, non é vero?'  
'Credo di esserlo'. 
'E per di piú esperto di blasoni?' 
'Un po´'.
'Ebbene, guardate il colore del mio: é piú solido di quello di Morcerf'
'E perché?'
'Perché io, anche se non sono barone di nascita, almeno mi chiamo Danglars'.
'Quindi?'
'Mentre lui non si chiama Morcerf'. [...] Io sono stato fatto barone da qualcuno, e perció lo sono; lui si é fatto conte da solo, e perció non lo é'."


Nel piano di vendetta del Conte, egli é il primo. Infatti convince Danglars ad indagare su quanto accaduto in Grecia - paese da cui proviene Haydée, la schiava di Dantes - e il barone sfrutta le notizie ottenute per non far maritare sua figlia con Albert. Viene istituito un processo per indagare sull´accaduto a Giannina; sembra si arrivi ad un punto di stallo, quando chiede di prendere parola Haydée.
Venuto a sapere che il responsabile della fuga di notizie é stato Montecristo, Albert lo sfida a duello, ma rinuncia a combattere. Fernand decide allora di andare da Montecristo per sfidarlo lui stesso ma, quando durante un confronto verbale scopre che egli é in realtá Edmond Dantes, fugge spaventato e tremante, per poi suicidarsi.

"Cosí, nel momento stesso in cui le ruote del fiacre scuotevano il selciato dell´androne, rimbombó un colpo di arma da fuoco, e un fumo scuro uscí da uno dei vetri di quella finestra della camera da letto, infranto dalla forza dell´esplosione."
 
Assai triste é la fine di Fernand, che riconosce negli occhi del salvatore di suo figlio colui che una volta era suo rivale in amore, e che per quattordici anni é per colpa sua rimasto in prigione.

martedì 30 luglio 2013

Abate Faria

Quando Dantes si ritrova in prigione, nelle segrete, viene visitato da uno strano personaggio. Carismatico e indimenticabile, l´abate Faria contribuisce a formare culturalmente e religiosamente il Conte di Montecristo.


Monaco vestito di bianco seduto a leggere, di Camille Corot


Dopo qualche mese di prigionia, Edmond viene visitato da un vecchio, che si rivela essere l´Abate Faria: una volta al servizio della famiglia Spada, é dotto e quasi onnisciente. Il motivo della sua prigionia rimane sconosciuto anche a lui stesso, sebbene dica ad Edmond:

"[...] ma da tempo la polizia imperiale, che allora, al contrario di quanto Napoleone volle in seguito dopo la nascita di un figlio, voleva la separazione delle province, mi teneva gli occhi addosso: la mia partenza precipitosa, di cui non poteva conoscere la causa, risveglió i suoi sospetti, e mentre mi stavo imbarcando a Piombino fui arrestato."

Il solo modo in cui Dumas lo fa parlare, con una sintassi paratattica molto articolata, rivela la sua nobile formazione, tutto ció che dice é giusto e corretto, secondo la logica cristiana piú moderna. Arriva addirittura ad annotare il proprio sapere su fogli di pergamena, il tutto con strumenti costruiti con quanto gli arriva durante i pasti. Si ritrova nelle segrete del castello d´If, nella stanza numero 27, perché ritenuto pazzo e delirante. Egli é infatti il portatore di un enorme segreto: il luogo dove il tesoro degli Spada é stato sepolto.
Dopo essersi assicurato della bontá d´animo di Edmond, e per ricompensarlo di tutti i servigi resigli, rivela al giovane che le ricchezze sono seppellite a largo della Toscana, sull´isolotto di Montecristo, lasciandoglielo in ereditá dopo la sua morte:


 "'Ho mantenuto cosí a lungo il segreto con voi - continuó Faria, - innanzitutto per conoscervi bene, e poi per farvi una sorpresa: se fossimo riusciti a evadere prima del mio attacco di catalessi, vi avrei condotto a Montecristo; ora - aggiunse con un sospiro, - sarete voi a portare me. Ebbene, Dantés, non mi ringraziate?'
'Quel tesoro é vostro, amico mio - disse Dantés, - appartiene a voi soltanto, e io non ho alcun diritto: non sono neppure vostro parente'.
'Ma voi siete mio figlio, Dantés! - gridó il vecchio, - voi siete il figlio della mia prigionia! [...]'

Grande, come si vede, é la stima che nasce tra i due. Grande é anche il supporto che Faria dará ad Edmond, che si spinge oltre l´aspetto monetario: fornisce a Dantes la cultura che lo contraddistinguerá poi a Parigi, oltre alla conoscenza di numerose lingue, tra cui il greco antico e l´inglese.
Vecchio e malato, l´abate sa che i suoi giorni sono contati. Fornisce ad Edmond una pozione, da somministrargli in caso di crisi epilettiche. La malattia peggiora drammaticamente, sino a togliergli la vita alla terza crisi. Proprio grazie alla morte del vecchio abate, Dantes riesce ad evadere dalla prigione fingendosi il suo cadavere, per poi liberarsi in mare.

lunedì 29 luglio 2013

Mercedes

Il romanzo si apre con il ritorno a casa di Edmond innamorato, che chiede alla fidanzata Mercedes di sposarlo in nome dell´amore che da sempre li unisce. L´amore della donna nei confronti di Dantes non sembra essere cessato neanche 14 anni dopo, quando si ritrovano faccia a faccia a parlare dei piani di vendetta di Montecristo. Ma qual é la veritá su Mercedes la Catalana?


Francisca Sabasa y Garcia, di Francisco Goya

Mercedes la Catalana

Leggendo la descrizione che Dumas fa della ragazza, nel terzo capitolo del romanzo, si ha l´impressione di una ragazza tenera e dolce, in attesa:

"Una bella ragazza dai capelli corvini, dagli occhi vellutati di gazzella, era in piedi, appoggiata a un tramezzo; [...] le sue braccia nude fino al gomito, braccia brune che sembravano modellate su quelle della Venere di Arles, fremevano con impazienza febbrile, mentre batteva il suolo con il piede agile e arcuato, in modo che si intravedeva la forma pura, fiera e ardita della gamba, fasciata da una calza di colore rosso a rombi grigi e blu."

In effetti Mercedes sta aspettando notizie del suo amato Edmond, che da quattro mesi era partito per il mare, mentre al suo fianco sede Fernand, il suo spasimante catalano - suo cugino, tra l´altro - che tenta a tutti i costi di ottenere il benestare al matrimonio.
Nei pochi tratti di questa parte iniziale in cui si parla di Mercedes, la si vede sempre emozionata: per l´imminente matrimonio, per l´imprigionamento di Dantes o per la nostalgia del suo promesso fidanzato. Sino alla morte del vecchio Dantes, gli rimane vicino e lo accudisce, prendendo parte ai funerali come fosse davvero sua parente. Dopo aver perso ogni speranza riguardo il ritorno di Edmond, Mercedes accoglie con particolare affetto Fernand, di ritorno dalla guerra in Grecia, e cede finalmente alle sue proposte. 

  "'Il vecchio morí, come vi ho detto: se fosse vissuto, forse Mercedes non sarebbe mai diventata la moglie di un altro, perché ci sarebbe stato lui a rimproverarle la sua infedeltá. Fernand l´aveva capito, e ritornó solo quando seppe che il vecchio era morto. E questa volta era tenente. La prima volta non disse a Mercedes una sola parola; la seconda le ricordó che lui l´amava. Mercedes gli chiese ancora sei mesi per aspettare e piangere Edmond'
'In tutto - disse l´abate con un sorriso amaro, - diciotto mesi. Cosa puó chiedere di piú l´amante piú adorato?'"

E cosí scopriamo che Mercedes é diventata la moglie di Fernand, nonostante il forte sentimento nei confronti di Dantes.

La signora Morcerf

Divenuta la moglie del tenente Morcerf, la donna diventa una delle signore piú in vista di Parigi. Il figlio Albert é un giovane abile e forte, come si addice ad un prestante uomo della societá parigina. Quando il Conte arriva a Parigi, sembra che ella lo riconosca, come se ancora ricordasse lo sguardo dell´amato Marsigliese. Quando arriva per Edmond il momento di vendicarsi di Fernand, Mercedes e il conte hanno una lunga discussione, poiché sta per verificarsi un duello tra Montecristo e Albert. Qui i due parlano chiaramente del loro passato e scopriamo, oltre al fatto che il suo amore é rimasto intatto, anche un nuovo lato della catalana: la maternitá.

"´'Perdonate, Edmond - disse, - fatelo per me, che ancora vi amo! [...] Vendicatevi, Edmond! - gridó la povera madre, - ma vendicatevi sui colpevoli; vendicatevi su di lui, vendicatevi su di me, ma non su mio figlio!'
'É scritto nel Libro sacro - rispose Montecristo, - "Le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla terza e alla quarta generazione". Poiché Dio ha dettato queste parole al suo profeta, perché sarei migliore di Dio?'

´Perché Dio ha il tempo e l´eternitá, due cose che sfuggono agli uomini.'"

Pur provando un forte sentimento nei confronti di Dantes, Mercedes non puó piú rinunciare al suo ruolo di madre. Questo dialogo influenzerá lo svolgersi del piano del Conte, che risparmierá ovviamente la vita ad Albert. Per quanto riguarda invece Mercedes, Montecristo le lascerá la casa del padre, dismessa e in rovina, quando la sua reputazione a Parigi sará ormai rovinata a causa del passato del marito. Ed é cosí che Dumas la lascia, a Marsiglia.

domenica 28 luglio 2013

Edmond Dantés

Edmond Dantés é un uomo dai mille volti, possiede numerose personalitá che usa nelle piú diverse situazioni. Ma chi é, davvero? Piú si va avanti con la lettura, meno ci si ricorda di chi in realtá egli sia - cosí radicale é la sua trasformazione durante la vicenda - come puó tener testa a tutti i personaggi cui ha dato vita? E cosa dice su di lui il fatto di riuscire a cambiare cosí spesso volto?


Il Disperato, di Gustave Courbet

 

Il giovane Edmond

Il giorno della sua promessa di fidanzamento, Edmond dice a Caderousse:

Ed e precisamente questo che mi spaventa: mi sembra che l´uomo non sia fatto per essere cosí facilmente felice. La felicità è come quei palazzi dell´isole incantate, le porte dei quali sono guardate dai Draghi; bisogna combattere per acquistarli ed io per dir la verità non so con qual merito mi abbia la felicità di essere marito a Mercedès
Il giovande Edmond solitamente non fa riflessioni come queste. É innocente e ingenuo, forse non come suo padre, ma sono molto simili. Ogni volta racconti a qualcuno - a Villefort o Faria - che non riesce ad immaginarsi perché qualcuno possa avercela con lui, mostra il suo lato piú innocente, la sua ignoranza sulla natura umana. Questo dialogo che ha con Faria ne é un esempio interessante:
"Se voi volete scoprire il colpevole, cercate prima colui al quale può essere utile il delitto. La vostra sparizione a chi poteva essere utile?"
"A nessuno, mio Dio! Ero così poca cosa."

Faria prosegue puntualizzando che, nello schema delle cose, nessuno é insignificante, e prima che si possa dire ´vendetta´ Edmond realizza come é finito in prigione.
 Questa presa di coscienza della situazione segna l´inizio della trasformazione di Edmond nel Conte; anche prima di ottenere il titolo, il tesoro e i mezzi, prova una grande sete di vendetta, resa piú insopportabile dall´aver individuato i cospiratori. Come dice l´abate Faria - che ha quasi sempre ragione su tutto - "Vi ho inoculato nel cuore un sentimento che prima non c'era: la vendetta". É questo desiderio che dá al giovane la determinazione necessaria ad evadere e a trovare il tesoro. É quello che si puó dire il concepimento del Conte di Montecristo.

 

Il Conte di Montecristo

 Da dove iniziare? Mah, forse con una lista degli alter ego. Edmond assume come nuova personalitá principale quella del Conte di Montecristo, titolo registrato presso le autoritá italiane. Poi ci sono Simbad il marinaio, il signor Clerck della Thomson and French, l´abate Busoni, Lord Wilmore e M. Zaccone. A volte riesce a passare da una personalitá all´altra con una velocitá impressionante, con una capacitá ai limiti del possibile. I nomi che assume sono a volte inventati, altre invece ispirati a personaggi davvero esistiti; tutti sono peró maschere, miraggi atti a confondere gli altri entro i suoi schemi di vendetta, ad allontanarli dalla sua vera identitá. Ci sono cosí tante sfaccettature nella personalitá di Edmond e cosí tante parti del suo piano che sembra davvero impossibile non perdercisi dentro: come la storia del telegrafo o quando ha tirato fuori pesce esotico da cisterne d´acqua. Un gran numero di aneddotti, che possono peró confondere all´interno dell´intricata ragnatela vendicativa.
  Si deve cercare di guardare ai caratteri generali - provare, perché riuscirci é davvero difficile. Il piano stesso, distinto dal suo architetto, é un incredibile contorcimento ricco di strane spirali e svolte. Partiremo con la nostra riflessione guardando ad alcuni brani del romanzo , per vedere i modi in cui Edmond é visto dagli altri personaggi o da lui stesso. Per primo, una piccola analisi di Albert de Morcerf:

" 'Eh! padre mio - disse Albert con un sorriso - si vede che non conoscete il signor conte di Montecristo. Le sue soddisfazioni non sono di questo mondo, non aspira agli onori, si procura soltanto quelli che possono servire su un passaporto'.
'Ecco la cosa piú giusta sul mio conto che abbia mai sentito' rispose lo straniero."

Montecristo stesso ci assicura che é una buona descrizione, ma abbiamo ora il compito di indovinare perché. Non si compra una carica istituzionale, ma solo un titolo: si chiama Conte di Montecristo perché gli interessa assicurarsi un ruolo credibile e confortante per le persone cui si presenta, come fa quando attribuisce a Benedetto la falsa dipendenza. Gira gli affari a suo favore; lui ha tutto quanto la gente possa volere, ma non usa le sue risorse "per le cose di questo mondo". Il Conte ha fini piú alti, eterei, qualcosa di impagabile e inqualificabile. É costantemente in viaggio, continua a darsi da fare perché ogni cosa prenda il suo posto all´interno del suo piano di vendetta.
 Passiamo ora dalla frase di Albert ad una riflessione dello stesso Edmond, seguendo quest´aspetto etereo, che compone la grande tela di Edmond. Egli dice a Mercedes:

"Supponete che il Signore supremo, dopo aver creato il mondo, dopo aver fertilizzato il caos, si fosse fermato al terzo giorno della creazione per risparmiare a un angelo le lacrime che i nostri crimini avrebbero fatto sgorgare un giorno dai suoi occhi immortali; supponete che dopo aver preparato tutto, plasmato tutto, fecondato tutto, al momento di ammirare la sua opera Dio avesse spento il Sole e risospinto con il piede il mondo nella notte eterna; allora avreste un´idea, o piuttosto no, non potreste ancora farvi un´idea, di ció che perdo, perdendo la vita in questo momento."

Alla fine delle sue fatiche, Edmond ha sviluppato un serio complesso del dio. Si é costruito un´idea di se stesso che non puó figurarsi se non in termini grandiosi e appariscenti. Attraverso il libro, parla di sé come di un messaggero divino, ma alla fine agisce come se lui stesso fosse Dio, come se la vendetta fosse la sua personale Creazione. Ma quando realizza di essere piú un distruttore che un creatore, piú un omicida che un salvatore; con la morte dell´innocente Edward, il mondo si sgretola sotto i suoi occhi.
Tirando le somme, si puó considerare un po´ piú chiaro il mistero sulla vera identitá di Edmond. Se conoscete la Genesi, probabilmente saprete che Dio ha creato Adamo a sua immagine e somiglianza. Se ci si pensa, il piano di Edmond é atto alla cancellazione di questa idea, la sua missione termina con l´abbandono di ogni maschera e alter ego dietro cui nascondere se stesso. Proprio quando smette di velare la sua natura piú umana, quando ritorna ad essere il giovane Edmond, allora la sua missione é davvero finita.

venerdì 26 luglio 2013

Secondo punto completato!

Buon pomeriggio!

Abbiamo completato anche il secondo punto (vi ricordiamo che qui trovate l´elenco completo):
Completare le sezioni Edizioni e Livelli di Lettura.

Ora procederemo ad ampliare la sezione Personaggi con la creazione di schede dedicate alle persone piú importanti che troviamo ne Il Conte di Montecristo. 

Mi raccomando, continuate a seguirci!

L´elisir

 La potente pozione di Dantés sembra avere sia il potere di uccidere che quello di riportare alla vita, un potere nel quale egli sembra credere sin troppo. Il fatto di sopravvalutare la potenza dell´elisir sembrerebbe suggerire anche una sopravvalutazione anche delle proprie capacitá, nelle quali crede al punto da potersi considerare un agente divino, il messaggero della Provvidenza. É significativo che, quando il Conte si ritrova di fronte al corpicino esanime di Edward il suo primo pensiero é di utilizzare la propria pozione per riportarlo in vita. Ovviamente esso non é in grado di resuscitare le persone e, di fronte alla propria incapacitá di rimediare a questo fatale errore, si trova incapace di accettare i propri limiti umani. Il potere di ridare la vita - come il potere di assegnare la giusta ricompensa o punizione - spetta solo a Dio. Ed é quando sperimenta l´insufficienza del suo elisir che Edmond deve ammettere le proprie limitazioni umane.



La borsa di seta rossa

La borsa di seta rossa fu per prima usata dal signor Morrel nel suo tentativo di salvare la vita del padre di Edmond. In seguito lo stesso Dantés la usa per prestare aiuto a Morrel. La borsa rossa diventa quindi il simbolo concreto della connessione tra la buona azione ed il premio ricevuto in cambio. Morrel riconosce la borsa e realizza il collegamento con quanto accaduto anni prima; egli realizza che il suo salvatore non é altro che Dantés, che si nasconde dietro il personaggio di Simbad il Marinaio. Julie Morrel, sua figlia, enfatizza il significato che questo oggetto ha per la sua famiglia esponendolo come un cimelio, in ricordo dei tempi passati.



giovedì 25 luglio 2013

Il mare

 Quando Dantés evade dalla prigione, si tuffa nell´oceano. Questo gesto é per lui quasi un nuovo battesimo, atto a dedicare la propria vita a Dio, che gli ha finalmente concessa la fuga. La prigionia rappresenta invece una morte metaforica, la morte dell´innocente e spensierato Edmond, che emerge vendicativo e molto piú astuto. Si lava il passato con l´acqua del mare, a lungo sognata, per aprirsi alla libertá; la sua rinascita é completa. Il mare é un punto di riferimento anche dopo la fuga da If: considerandosi un uomo senza terra, Dantés passa la maggior parte del suo tempo nell´oceano, girando il mondo con il suo yacht. Il mare sembra richiamarlo a sé costantemente, offrendogli una via di fuga sempre disponibile.




Simboli

Numerosi sono i simboli che si incontrano durante la lettura. Qui si cercherá di analizzarne velori e significati per comprendere davvero l´intento dell´autore.

Il mare
 Esperto marinaio, Dantés vive con il mare una sorta di simbiosi, il cui significato va ben oltre la mera navigazione: si spinge sin dentro l´anima dello stesso Conte.

La borsa di seta rossa
 Simbad il marinaio lascia a Morrel una borsa di seta rossa contenente denaro sufficiente a salvarlo dalla bancarotta. Ma la borsa era giá stata usata in precedenza...

L´elisir
 La pozione che Edmond ha sempre con sé, che sembra avere poteri miracolosi e micidiali. ma che alla fine si rivela essere il simbolo dei suoi limiti

La politica

Il Conte di Montecristo é un romanzo storico che raccoglie al suo interno diversi fatti storici, realmente accaduti. La politica gioca comunque un ruolo importante nella trama, soprattutto come elemento distintivo dei personaggi buoni o cattivi. Tutti i personaggi piú vicini al lettore sono connessi con l´ideale democratico del partito bonapartista francese, da Morrel e Nortier (in precedenza attivista) sino a Dantés, che spicca come difensore dei diritti dell´individuo.
 
All´opposto, molti dei personaggi piú cattivi sono sostenitori dell´oppressivo e antidemocratico partito realista; tra questi Morcerf e Villefort. Altri invece sono semplicemente capitalisti eccentrici, senza un vero punto di riferimento e opportunisti, come Danglars, responsabile di aver guidato l´etá della Rivoluzione Industriale. In questo senso, Dumas non assegna ai personaggi schieramenti politici arbitrari, ma usa le loro convinzioni come una finestra aperta sulla loro anima.


Il suicidio

Molti personaggi de Il Conte di Montecristo - Dantés, il signor Morrel, Maximilian, Haydée, Fernand, Madame Villefort e Albert Morcerf - si suicidano o prendono seriamente in considerazione l´idea di farlo nel corso della storia. Dumas presenta il suicidio come un gesto coraggioso e responsabile, una presa di posizione nei confronti di una situazione disonorevole o difficile da sopportare. Il suicidio é in genere connessa, come in tutta la letteratura romantica, al fallimento di una storia d´amore.

Abbandonare la vita per la mancanza di un amore corrisposto é imposta come l´unico segno credibile di una completa devozione. Il Conte si convince che Maximilian ama veramente Valentine solo quando vede che egli sarebbe disposto ad uccidersi pur di non vivere senza l´amata. Allo stesso modo, Montecristo capisce che Haydée é davvero innamorata di lui quando lei giura di suicidarsi nel caso in cui lui la avesse abbandonata.
La frequenza con cui si menziona durante la narrazione il suicidio - piú o meno direttamente - sembrerebbe riflettere un´opinione sprezzante di Dumas nei confronti del suicidio, sebbene questo gesto sia trattato in modo molto rispettoso: Dantés redarguisce perentoriamente Maximilien a riguardo; deve uccidersi solamente se non c´é piú nulla al mondo per cui valga la pena di vivere. I personaggi del romanzo non sono sprezzanti della vita, ma vivono semplicemente in modo meleodrammatico trovando il mondo privo di speranza e significato.


Il ruolo del nome

Il constante cambio del nome dei personaggi ne Il Conte di Montecristo sta a significare anche un piú radicale cambio dei personaggi stessi. Come il Dio dell´antico testamento, Dantés assume una varietá di nomi differenti, ognuno associato ad un differente ruolo nel suo piano di agente della Provvidenza. Assume il nome di Abate Busoni quando assume il ruolo di giudice morale, Lord Wilmore quando mostra il suo lato piú liberale e Conte di Montecristo nel ruolo di vendicatore. Il fatto di possedere cosí tanti nomi - e cosí tante personalitá - indicano che ad Edmond manchi un vero e proprio Ego.

Anche Villefort cambia nome, ma per differenti ragioni: egli si rifiuta di adottare il titolo di suo padre, conte di Noirtier, associato al sovversivo partito bonapartista. La scelta che compie é frutto sia del suo opportunismo politico che della sua volontá a sacrificare senza ritegno coloro che gli sono vicini. Il cambio del nome di Fernand Mondego a Conte di Morcerf é da una parte un semplice simbolo della sua ascesa sociale, dall´altra la chiara manifestazione della sua profonda disonestá, giacché sostiene che Morcerf sia il nome di un´antica e nobile fiamiglia e non un titolo ottenuto per vie losche. D´altronde anche Mercedes cambia nome diventando Contessa di Morcerf; questa volta peró il cambio del nome non rappresenta un mutamento anche per il comportamento del personaggio - come apprendiamo quando prova la sua profonda bontá - ma solo un piú forte simbolo dell´attaccamento al marito, il nemico di Dantés, e dunque la sua infedeltá nei confronti di Edmond. Solamente Benedetto cambia il suo nome in Andrea Cavalcanti solamente per il fatto di assumere una nuova e falsa identitá. Tutti gli altri personaggi subiscono, con il cambiamento del nome, un profondo mutamento caratteriale.


Elementi ricorrenti

Come ci si accorge durante la lettura, ´Il Conte di Montecristo´ é un romanzo che presenta degli elementi ricorrenti. Questa sezione raccoglie l´analisi degli elementi da noi individuati ed analizzati.

 Il significato del cambiamento del nome all´interno dell´impianto dei personaggi. Cambia solo l´appellativo o anche il comportamento?

Il suicidio
 Ricorre spesso nel romanzo l´elemento del suicidio. Cosa possiamo capire da questo fatto e come viene trattato questo argomento?

La politica
 Molti dei personaggi evolvono all´interno del sistema del romanzo grazie a questo leitmotiv che sembra cosí determinante per la loro vita. Bonapartismo e Realismo come buoni e cattivi?

mercoledì 24 luglio 2013

Aggiornamento Contesto

Buona sera!

Abbiamo ampliato la sezione Contesto, inserendo alcune informazioni sul background letterario del romanzo (riferendoci soprattutto all´ideologia di A. Dumas) e anche delle informazioni sulle presunte origini cronistiche della storia.
Presto inizieremo con l´approfondimento della sezione Personaggi e della sezione Livelli di Lettura.
Molte sono le cose da fare, ma ve lo promettiamo! (Non una promessa da marinaio, sia chiaro..)

A presto!

martedì 23 luglio 2013

Nuova presentazione - Aggiornamento sezione Trama

Ciao a tutti!

Innanzitutto, abbiamo ufficialmente riempito (o meglio, gettato le basi per) le sezioni Edizioni e Livelli di Lettura (della quale per ora ci siamo occupati solo nella sezioni Temi).

Abbiamo poi deciso di aggiungere alla sezione Trama qualcosa di davvero interessante. Utilizzando il servizio online prezi abbiamo creato una presentazione che riassume i principali nodi della storia. Fateci sapere cosa ne pensate e - soprattutto - cosa dovremmo secondo voi aggiungere per renderla migliore!

A presto! 

Amore e alienazione

Montecristo si dichiara, durante gli anni trascorsi a preparare il suo piano di vendetta, un esule dell´umanitá. Si sente escluso non solo da tutti paesi, da tutte le societá e gli individui, ma anche e soprattutto dai sentimenti umani. Non é in grado di provare gioia, pietá o eccitazione; le sole due sensazioni che prova sono la vendetta e - raramente - la gratitudine. Non é un azzardo pensare al suo estremo isolamento e al suo cinismo come una conseguenza del ruolo di agente della Provvidenza che ha assunto: la devozione assoluta ad un progetto per quasi dieci anni deve aver reso la mente di Dantés drammaticamente cupa.

Ora, l´alienazione di Edmond dall´umanitá non é solamente dovuta alla sua ossessiva sete di vendetta, ma anche alla mancanza di amore e affetto nella sua vita. Per anni Dantés medita sulle cattiverie che i suoi nemici gli hanno fatto; per anni realizza quanto malvagi possano essere gli uomini. Ma solo quando Faria muore, quando gli viene a mancare il supporto della sua guida, egli inizia a distaccarsi dal suo lato piú umano. Fino alla morte dell´abate, infatti, l´affetto nei suoi confronti lo manteneva legato alla sfera dei sentimenti, ma quando scopre che suo padre é morto e che Mercedes ha sposato Fernand, la sua alienazione é ormai completa. Non c´é piú nessuno al mondo che lo ami e lui smette di cercare quanto di dolce e umano era in lui.

L´aspetto meno cinico di Montecristo sembra peró riapparire quando si innamora di Haydée. Questa relazione appare come un nuovo e rinnovato legame con la sua umanitá e gli permette di sentire di nuovo emozioni autentiche. In una sincera dichiarazione dei propri sentimenti, Montecristo dice alla schiava:"Attraverso voi io posso riconnettermi con la vita, attraverso voi io posso soffrire, attraverso voi potró essere di nuovo felice." Dantés supera infine il cinismo, la lontananza dalla propria umanitá e dal proprio amore grazie alla dolce Haydée.


 

Felicitá relativa o assoluta?

C´é una grande differenza, ne ´Il Conte di Montecristo´, tra personaggi buoni e cattivi. La caratteristica che in genere contraddistingue i personaggi positivi e poveri da quelli negativi é la capacitá di adattarsi alle circostanze per sentirsi soddisfatti e felici della propria vita. Nel suo messaggio di addio a Maximilian, Dantés scrive: "In questo mondo non ci sono né felicità né infelicità, esiste solo il confronto tra una condizione e l'altra, ecco tutto." In altre parole, ció che distingue personaggi buoni e cattivi ne ´Il Conte di Montecristo´ é il fatto che i primi apprezzano quanto di buono hanno, mentre i secondi si concentrano su quanto non hanno. I nemici di Edmond lo tradiscono per un´invidia che nasce da questo: nonostante la buona condizione di cui godono, la posizione relativamente superiore di Dantés li costringe ad una situazione di insoddisfazione.

Caderousse esemplifica al meglio questo stato psicologico, poiché trova il lato negativo in ogni circostanza - per quanto buona possa essere - che gli si presenta. Egli, essendo sano, intelligente e in generale buono, potrebbe facilmente essere felice se non guardasse ad ogni circostanza dal punto di vista piú negativo.
All´opposto ci sono invece Julie e Emmanuel Herbaut, che sono in grado di sentirsi felici, anche di fronte all´eventualitá della povertá. Il Dantés della prima parte del romanzo. perfettamente calato nel ruolo felice che Dio gli ha destinato, é un esempio di uomo soddisfatto; il Montecristo dei capitoli successivi, emerso dalla prigione piú maturo e profondo, é un perfetto esempio dell´uomo insoddisfabile e alla ricerca del proprio bene - nel suo caso la vendetta.


lunedì 22 luglio 2013

I limiti della giustizia umana

Edmond Dantés decide di farsi giustizia agendo in modo misterioso e al di fuori della legge a causa dei limiti del sistema di giustizia criminale. Le leggi hanno infatti lasciato impunito il terribile crimine che hanno architettato i suoi nemici contro di lui. Dantés crede inoltre che, se anche i loro crimini venissero alla luce, la loro punizione non sarebbe davvero giusta. La giusta pena per coloro che lo hanno fatto marcire per anni nella terribile prigione del Chateaux d´If é un´intensa sofferenza - crede Edmond - seguita dalla morte.

Considerandosi un agente della Provvidenza, Dantés aspira a portare la luce della giustizia divina laddove quella umana ha fallito. Egli decide di uccidere i suoi nemici perché li ritiene colpevoli; decide di distruggere quanto di caro hanno, come loro hanno fatto a lui. Quello che peró Dantés scopre, intromettendosi nella vita di giusti e colpevoli, é che la giustizia dell´uomo é per natura limitata; i limiti della legge risiedono nella stessa indole umana. Non possedendo sapere e potere illimitati, gli esseri umani sono semplicemente incapaci di decidere il corso della Provvidenza, e non sono giustificati a tentare di farlo. Riguardo questo tema, il messaggio che Dumas vuole lasciare con il sottile e arguto piano di vendetta di Montecristo é che gli uomini si devono semplicemente rassegnare, e lasciare che la giustizia divina faccia il suo corso.



Temi

´Il Conte di Montecristo´ é un romanzo che affronta molte tematiche, spesso interessanti. Di seguito l´elenco di alcuni temi che abbiamo analizzato:


I limiti della giustizia umana.
 Una piccola riflessione sul ruolo di agente della Provvidenza che Dantés decide di assumere e sulle conseguenze della sua esperienza.

Felicita relativa o assoluta?
 Analisi del sentimento di felicitá dei diversi personaggi, dai piú bonari ai piú infidi.

Amore e alienazione.
 La lotta di Dantés tra l´amore nei confronti di Mercedes e Haydée, sentimento che appartiene al suo lato piú umano, e l´alienazione dal mondo dei sentimenti.

Primo punto completato!

Abbiamo completato la sezione Personaggi!

Ora procederemo al completamento del punto due (qui l´elenco degli altri):
Completare le sezioni Edizioni e Livelli di Lettura.

Mi raccomando, continuate a scriverci i vostri consigli!

A presto.

domenica 21 luglio 2013

...guardami, sono tornato, io sono Edmond Dantès!

Siamo tornati, piú vogliosi e attivi!
Sempre noi, i due fratelli (ora di 18 e 25 anni) che si dedicheranno anima e corpo a questo grande capolavoro. Ecco un piccolo piano per il prossimo futuro:

  • Continuare con la stesura dei contenuti nella sezione Personaggi.
  • Completare le sezioni fondamentali rimanenti: Edizioni e Livelli di Lettura.
  • Procedere alla creazione di schede piú dettagliate per ogni personaggio.

Speriamo che continuiate a seguirci e mandateci suggerimenti!