martedì 20 agosto 2013

Edouard de Villefort

É il piccolo di casa Villefort; essendo l'unico figlio della seconda moglie di madame de Villefort viene da lei viziato e trattato da principe. L'amore nei suoi confronti la porterà a gesti estremi, quale l'attentare alla vita di Valentine.


Principe Abdürrahim Efendi, di Fausto Zanonato

Il piccolo, figlio di Villefort e della sua seconda moglie, scorrazza libero per casa come un principino. Si comporta già come fosse il padrone di casa e, grazie alla madre, punta in effetti a diventare l'unico erede sia del tesoro dei Noirtier che della famiglia di origine della madre. Viene salvato dal Conte - messosi d'accordo con Alì - dalle bizzarrie di un cavallo che trainava la carrozza in cui era trasportato insieme alla madre.
L'obiettivo che la madre gli ha preposto, lo porta ad essere eccentrico ed estremamente bramoso di attenzioni, dalle più piccole carezze della madre ai giocattoli che gli regala il padre. Quando la reputazione della famiglia viene rovinata dal terribilmente celebre Affaire Benedetto, il ragazzo viene ucciso dalla madre, poichè oramai svanisce ogni possibilità di entrare in possesso dei beni di famiglia. La sua morte provocherà una seria riflessione nel Conte di Montecristo, che cessa in quel momento la sua opera di vendicatore, per ritornare al suo lato più umano: l'amore per Haydèe.

Maggiore Cavalcanti

Antico aristocratico italiano caduto in decadenza, che viene preso sotto l'ala protettiva di Montecristo per fungere ai suoi scopi: egli farà infatti entrare - grazie alle sue nobili origini - Benedetto nella società parigina.


Autoritratto, di Rembrandt

Si viene a conoscenza della sua esistenza quando Montecristo chiede a Danglars di aprire un conto a suo nome, con la scusa delle difficoltà di transazione del denaro dalle banche italiane a quelle parigine.
Subito viene convinto dal vendicatore a fingere di avere un figlio, Andrea - in realtà Benedetto, e una grossa fortuna economica per entrare nella società di Parigi. Poche sono le parole che dice quando viene presentato agli amici del Conte, ma importante è la sua presenza in quanto garante della nobiltà di Andrea Cavalcanti.
Il suo nome deriva dalla nobile famiglia dei Cavalcanti, dei quali il più famoso esponente è il poeta stilnovista Guido, che si propone come capostipite della scuola al fianco di Dante Alighieri.

lunedì 19 agosto 2013

Luigi Vampa

Bandito romano, funge da braccio destro di Montecristo in Italia poichè in debito con lui della vita di un suo aiutante. Misterioso ma romantico, la sua storia viene raccontata in quella che si può considerare una novella autonoma all'interno del romanzo.

Il fabbro, della Scuola Napoletana

Il bandito fa la sua comparsa a Roma, dove sembra agire da capo indiscusso in periferia, ma assolutamente sottomesso all'autorità papale in città - allora capitale dello stato pontificio. Una piccola parentesi sulla figura: sembra che Dumas si sia ispirato a Gasparone, un bandito abruzzese; l'uomo sembra comunque colto e amante della cultura latina: il suo libro preferito è La guerra gallica di Cesare. Piastrini racconta ad Albert la storia del bandito: Vampa si era da giovane invaghito della bella Teresa, pastorella che lo aveva ammaliato e sedotto. Quando il giovane decide di entrare nella banda di Cucumello, bandito della zona romana, gli viene rapita la ragazza e resa schiava dei piaceri di tutta la banda; infangato l'onore della donna, Vampa si vede costretto a renderla quasi una novizia Lucrezia e la uccide per preservarne l'onore.
Chiede aiuto al Conte, durante un incontro avvenuto di notte al Colosseo, perchè salvi la vita a Peppino, un pastore che ha fornito alla sua banda dei viveri - ma accusato di esserne parte. Al costo di uno dei suoi leggendari diamanti, il signore di Montecristo riesce a rendere salva la vita del malcapitato, guadagnandosi così la fiducia e la lealtà di Luigi Vampa. Subito il romano entra nel piano di Edmond: fa catturare durante la notte dei lumi Albert e lo tiene rinchiuso nelle grotte fuori città. Solamente all'arrivo del Conte verrà liberato - garantendogli così un aggancio per entrare nella società parigina. Verso la fine del romanzo il brigante aiuta di nuovo Montecristo: rapisce Danglars e lo tiene rinchiuso finchè non ha l'ultimo colloquio con Edmond Dantes.

domenica 18 agosto 2013

Ali

Fedele servitore del Conte di Montecristo, gli è sempre al fianco e lo aiuta nei suoi cambi di ruolo; davanti a lui Edmond Dantes non ha segreti: lo schiavo di origini nubiane è infatti muto a causa di un misfatto compiuto in Oriente.

Africa, di Rosalba Carriera

Mentre è sotto le spoglie di Simbad il marinaio, il Conte spiega a Franz d'Epinay - che si era ritrovato a Montecristo durante la sua permanenza in Italia, le origini di Alì:

"[..] Sembra che il malandrino avesse ronzato intorno all'harem del bey di Tunisi più di quanto fosse conveniente per un giovanotto del suocolore; così era stato condannato dal bey al taglio della lingua,della mano e della testa: la lingua il primo giorno, la mano ilsecondo, e la testa il terzo. Avevo sempre desiderato avere unmuto al mio servizio: aspettai che gli venisse tagliata la lingua eandai a proporre al bey di darmelo in cambio di un magnificofucile a due colpi che il giorno prima mi era sembrato avessesuscitato i desideri di Sua Altezza. Esitò un attimo, perché gli premeva di farla finita con quel povero diavolo. Ma io aggiunsi alfucile un coltello da caccia inglese con il quale avevo spezzato lo yatagan di Sua Altezza; allora il bey si decise a graziarlo dellamano e della testa, a condizione che non mettesse più piede aTunisi. La raccomandazione era inutile. Quando il miscredentescorge le coste dell’Africa, anche da molto lontano, corre anascondersi in fondo alla stiva, e non si riesce a farlo uscire di lìse non quando si è perso di vista il terzo continente".

Ecco spiegato dunque il motivo della fiducia che Montecristo ripone nel servitore. Abbiamo più volte prova dell'abilità del nubiano, sia come servitore fedele che come combattente. É per esempio lui a salvare madame Villefort e suo figlio quando si ritrovano sulla carrozza impazzita, ed è sempre lui che serve nella casa di Dantes quando qualche ospite gli fa visita.
Per il Conte la sua presenza è fondamentale, soprattutto quando gli è necessario passare repentinamente da un'identità dall'altra o da un'abitazione all'altra. Curioso è il fatto che il nubiano si trovi sempre nei pressi di Montecristo, l'unica figura che sembri stabile a parte Haydèe; mentre Bertuccio, Peppino e gli altri servano solamente temporaneamente Edmond, lo schiavo rimane al suo servizio per tutta la narrazione, anche quando la felice coppia si ritira. Non è un casa - si crede - che Dumas abbia voluto attribuire ad un uomo di colore un compito così arduo quale quello di seguire in tutto e per tutto il vendicatore; l'autore stesso ha origini africane.

venerdì 16 agosto 2013

Lucien Debray

Amante della signora Danglars, è colui che accompagna la donna anche alle serate mondane, come agli spettacoli all'opera o le cene importanti. Non è facile capire il rapporto che ha con Danglars, sebbene sia chiaro che ne abbia preso il posto nel cuore di sua moglie.

Autoritratto, di Peter Francis Bourgeois

Da subito si capisce che l'uomo è meglio inserito nel clima familiare dei Danglars rispetto a Danglars stesso: lo stesso cane della baronessa si rivolge lui molto più dolce e rispettoso. Da subito marito e amante si incontrano e riconoscono l'uno il ruolo dell'altro, l'uno affettivo e l'altro - per così dire - istituzionale. Viene coinvolto dalla signora di casa nella bancarotta che incombe sulla banca; poichè infatti la donna sperpera il denaro di famiglia, è costretta a chiederli all'amante per restituirli.
Amico di Franz d'Epinay, è colui che ne organizza il ritorno a Parigi per il matrimonio con la giovane Valentine Villefort. Quando però scoppia lo scandalo sul figlio illegittimo di Villefort e la signora Danglars, l'uomo decide di sostenere la baronessa, ma questa lo respinge per riuscire a nascondere l'accaduto grazie alle influenze dell'ex procuratore del re. É Debray però a consigliare la donna quando Danglars se ne va da Parigi, è lui l'unico che rimane al fianco della donna quando Eugénie se ne va. Alla fine, quando fuggono, acquista la casa che Mercedes e Albert lasciano e si garantisce così una rendita abbastanza sostanziosa.

Louise d'Armilly

Insegnante di canto di Eugénie Danglars, instaura con la ragazza un sentimento più profondo dell'amicizia: un amore omosessuale che farà nascere nei loro cuori il bisogno di fuggire dalla madrepatria francese.

Miss Clark, della British School

Viene presentata come l'istruttrice di canto della giovane Danglars, ma viene subito specificato che le due donne hanno tra loro anche una relazione di amicizia. Louise è infatti bene accettata in famiglia e considerata la confidente della signorina. Viene descritta come una donna di incantevole aspetto, bellissima e molto gentile, anche se il suo carattere si rivelerà essere ben deciso e determinato. Con il Conte di Montecristo ha poco a che fare, sebbene lui le fornisca alcune lettere di raccomandazione presso alcuni enti di canto italiani.
L'interesse che la donna, insieme con la sua compagna, ha nei confronti dell'Italia è costante e si concretizzerà alla fine, quando le due giovani decidono di fuggire insieme per ritirarsi a vita privata, sorrette l'una dall'amore dell'altra. L'escamotage che useranno è molto astuto: Eugénie, travestita da uomo, si finge Lèon d'Armilly, fratello della cantante, riuscendo così ad evadere ogni sorveglianza o controllo poliziesco.

Eugénie Danglars

Figlia dai coniugi Danglars, questa ragazza costituisce un personaggio atipico del romanzo; non una tradizionale dama della società cittadina, bensì un'anima ribelle che si rivelerà alla fine una sorpresa per il lettore.

Ritratto della contessa di Cambaceres, di Adolphe William Bouguereau

Schiva e sicura di sè - come la madre - Eugénie è una ragazza molto particolare, di una bellezza strana e affascinante. Ci viene presentata come la fidanzata di Albert de Morcerf, sebbene si intuisce quasi subito che la famiglia di lei non vede di buon occhio questa possibile unione. In particolare lei stessa sembra rigettare Albert e tutti gli uomini in genere, e preferisce alla vita mondana la musica. La signorina Danglars si diletta infatti nell'arte del canto, seguita in questa attività dalla sua insegnante e confidente Louise d'Armilly.
Ben presto il padre le propone, al posto dell'ormai screditato Morcerf, il figlio del maggiore Cavalcanti, Andrea (in realtà Benedetto); lei però continua a fare la timida e a rifiutare incontri seri e formali con l'uomo, che è evidentemente innamorato di lei. Dopo però l'arrivo dell'affaire Benedetto, la ragazza decide di fingere - insieme alla sua compagna Louise - di fuggire insieme al ragazzo verso l'Italia; quando però lui viene sequestrato dai gendarmi, le due donne decidono di travestirsi da uomo e vivere felici in Italia.

giovedì 15 agosto 2013

Madame Danglars

Moglie del banchiere arricchito Danglars, è una donna di mondo, dedita a vari passatempi come l'intrattenere relazioni amorose o il civettare con le altre donne. Appare decisa e altrettanto infida, tanto da tradire - quasi - apertamente il marito.

Maria Antonietta con la rosa, di
Élisabeth Vigée-Le Brun


La prima volta che appare, la signora Danglars è nel pieno della sua attività più frequente: amoreggiare con gli uomini. É con quello che si potrebbe definire il suo amante, Lucien Debray e sta discutendo riguardo l'umore di lui. Poi la vediamo attiva ad organizzare il matrimonio della figlia, Eugenie, con il prestante Albert de Morcerf; un'unione voluta principalmente dalla famiglia del generale, ma mal vista dai baroni. La si vede poi spesso in occasioni mondane, a coltivare le sue relazioni all'interno della società parigina - sempre accanto alla figura di Debray, infine accettato anche da Danglars stesso.
L'unica volta in cui la si vede emozionata o - per meglio dire - sconvolta è quando Montecristo riporta a galla quello che verrà poi rinominato 'l'affaire Benedetto', che mostra a tutta Parigi l'infedeltà della donna e la sua natura frivola. In preda alla più profonda confusione, cerca di salvare la sua reputazione da questo scandalo, ma rimane schiacciata sotto il peso delle prove; al processo, dopo aver pianto la sparizione della figlia Eugenie, la donna sviene e viene portata via dall'aula. Forse che una donna così mondana non possa sopportare che le sue frivolezze vengano svelate?

mercoledì 14 agosto 2013

Emmanuel Herbaut

Marito di Julie e dipendente di Morrel, si ritrova a collaborare con il suocero nell'armeria per riuscire a mantenere lui e la moglie. Sostiene la - futura - moglie e la accompagna nella sua vita quotidiana standole accanto.

Ritratto di uomo, di Francesco Salviati

Riceve gli ospiti di casa Morrel, come ci mostra Dumas quando ce lo presenta la prima volta. Allarmato, accoglie in modo piuttosto ansioso Lord Wilmore della banca inglese. Si rinfranca e riesce a prendere in mano la situazione poco dopo, quando deve informarsi su quanto accaduto al Pharaon presso Penelon.
Si riesce a capire che l'uomo è profondamente innamorato della sua fidanzata e profondamente affezionato alla sua famiglia, infatti è ben integrato e accettato dal nucleo familiare. Il giorno fatidico del salvataggio dell'azienda, lui si preoccupa molto per Julie, che ha ricevutola lettera misteriosa da Simbad il marinaio; riesce comunque a trattenere la sua agitazione e ad accompagnare per un breve tratto la ragazza, per condividere poi appieno la sua felicità quando ritorna con la borsa rossa con il diamante.
Grazie a quest'ultimo infatti la coppia riesce a trovare anche il denaro necessario per sposarsi e coronare così il proprio sogno d'amore e li ritroviamo dopo qualche anno a Parigi, proprietari di una casa di modeste dimensioni e coinquilini del fratello di lei, Maximilien; sono felici sebbene non troppo ricchi: hanno infatti chiuso la ditta Morrel e figlio dopo la morte del fondatore.

martedì 13 agosto 2013

Julie Herbaut

Figlia dell'armatore Morrel, Julie è colei per mezzo della quale il Conte - sotto l'identità di Simbad il marinaio - salverà l'azienda di famiglia e le permetterà di godere insieme a suo marito Emmanuel di una forte somma di denaro.

Giovane che sbuccia le mele, di Nicolaes Maes

Le poche volte che la narrazione la coinvolge, la giovane appare sempre come una donna dolce e servizievole, capace però di compiere lucide analisi sulla situazione intorno a lei. Per esempio, sua è l'iniziativa di chiamare il giovane Maximilien a supporto del padre, poichè si è accorta del clima teso e del nervosismo del padre.
Carina con tutti, il suo umore sembra molto influenzato da quello dei familiari e del contabile dell'armeria, Cocles, nel quale vede un indicatore dell'andamento degli affari. Proprio mentre Maximilien discute con il padre riguardo alla possibilità del suicidio e a come eventualmente ripulire il nome Morrel dalla vergogna dell'inadempienza ai debiti, Julie viene contattata da Simbad il marinaio - alias Edmond Dantes - che la porta sino ad una vecchia casa in rovina - quella del padre di Louis Dantes - e le fa trovare una borsa rossa contenente un diamante dal valore sufficiente a salvare dalla bancarotta la famiglia; la stessa borsa rossa che una volta aveva dato il signor Morrel al vecchio Dantes.
La riconoscenza nei confronti del misterioso Simbad permane nel cuore della giovane anche quando riceve in visita il conte di Montecristo, al quale mostra con orgoglio e venerazione il simbolo della loro ripresa: la borsa che lui stesso le aveva donato.

Madame Villefort

É la seconda moglie di Villefort, dopo la contessa di Saint Meran. Assai vanitosa, la donna sembra avere come unica preoccupazione il figlio, nel quale vede il degno erede della fortuna di suo marito.

Madame Hippolyte Flandrin, di Jean Hippolyte Flandrin

Dopo che Villefort si trasferisce a Parigi per la carriera, rimane vedovo della moglie, la contessa di Saint Meran. Quando il Conte lo ritrova, è sposato con una donna molto altezzosa ma inserita nella società cittadina. Si dimostra anche davvero attaccata al denaro di suo marito e - conseguentemente - gelosa della figliastra Valentine.
Il suo astio nei confronti della ragazza sembra davvero farla impazzire, al punto di tentare di ucciderla con del veleno; il suo tentativo però fallisce, Noirtier da uomo previdente quale è, riesce a salvare la fanciulla. Ormai svanite le possibilità di assicurare al figlio il denaro del marito, la donna tenta alla fine un'ultimo attentato alla vita della rivale del bambino, fallendo di nuovo per l'intervento del Conte di Montecristo. 
Assai rilevante è quanto accade in seguito: poichè ormai si sono diffuse le informazioni riguardo alla relazione passata con Madame Danglars, Villefort viene condannato dalla corte d'Assise. La donna reagisce in modo molto violento, decide di suicidarsi e ammazzare con se il figlio. Una volta scoperto l'accaduto, nel Conte avviene un cambiamento; non più sicuro del fatto di essere agente della provvidenza a causa della morte del ragazzo - da lui non prevista - sembra vacillare e pone dunque fine alla sua opera di vendetta.

lunedì 12 agosto 2013

Benedetto

É il figlio illegittimo di Villefort e della signora Danglars. Il suo arrivo a Parigi fornirà a Montecristo l'espediente per incastrare l'ex procuratore del re, facendolo entrare in società come erede della nobile famiglia italiana dei Cavalcanti.

Autoritratto, di Karl Blechen

Bertuccio si prende cura di lui insieme alla sorella, ma - dice a Montecristo nel corso del racconto riguardo la vendetta contro Villefort - a dispetto del nome non riesce a crescere un ragazzo dalle buone maniere. Lo definisce monello e terribilmente viziato. Racconta ad esempio che da piccolo aveva addirittura rubato una scimmia al vicino Wasilio, difendendo la propria posizione con scuse a dir poco assurde.
Una volta giunto a Parigi, grazie al Conte assume l'identità di Andrea Cavalcanti e organizza insieme al maggiore Cavalcanti una truffa riguardo le proprie origini, fingendosi nobili italiani. Si organizza insieme a Caderousse per svaligiare la casa dell'abate Busoni, ma lo tradisce e lo accoltella a morte, realizzando il primo punto del piano di Edmond. Accusato dell'assassino, Benedetto viene arrestato e portato in prigione, ma pur di uscirne e salvarsi decide di raccontare le proprie origini, che ha saputo grazie a Bertuccio. Aveva infatti incontrato il servitore a casa del Conte, ma non lo aveva riconosciuto finchè questi non gli ha rivolto la parola chiamandolo col suo vero nome. Interrogato presso la corte d'Assise, per il cosiddetto "affaire Benedetto" causa la vergogna di Madame Danglars, ma soprattutto di Villefort, che deciderà per il suicidio. Di lui non si hanno poi più notizie.

domenica 11 agosto 2013

Signor Bertuccio

É al servizio di Montecristo, poiché da lui salvato - grazie all´identitá dell´abate Busoni - dalla prigionia. Dal passato misterioso, si rivelerá un punto fondamentale per la riuscita del piano di vendetta di Edmond.

Uomo con Toque, di Paul Gauguin
Compare per la prima volta in Italia, come servitore personale del Conte di Montecristo. Piú tardi si scopre poi peró la sua storia. Suo fratello era stato assassinato di ritorno dalla guerra e, andato presso la polizia a lamentarsi, gli era stato risposto dal procuratore di Nimes, Villefort, che non si sarebbe riusciti ad indagare. Non tradendo la sua natura corsa, Bertuccio lo minaccia di morte per non aver ottemperato alla sua richiesta, e decide di pianificare una vendetta.
Dopo averlo seguito, scopre che Villefort si reca spesso presso una casa in periferia, in cui incontra una misteriosa donna (che si scoprirá poi essere la signora Danglars). Pronto all´azione, lo pugnala proprio dopo che il procuratore aveva sepolto le prove della sua infedeltá coniugale: un bambino. Il córso decide di accudire insieme alla sorella il bambino, che chiameranno Benedetto. Una volta cresciuto, il ragazzo prenderá la sua strada, poiché sin da piccolo era viziato e molto prepotente.
Purtroppo per lui, bertuccio viene incarcerato per una finta accusa di omicidio, ma viene salvato dal Conte - venuto a conoscenza della sua storia grazie alla figura da onfessore dell´abate Busoni - grazie ad uno dei suoi mitici diamanti. Entrato al suo servizio, si rivelerá un servo leale e molto abile.

sabato 10 agosto 2013

Haydée

Figlia di Alí Pasciá, viene portata a Parigi come schiava di Edmond. Dall´animo gentile e di indole delicata, é colei che rimarrá al fianco del Conte fino alla fine, profondamente innamorata di lui e finalmente ricambiata.

Boreas, di John William Waterhouse
La prima vista di Haydée avviene dopo una colazione a casa del Conte. Quando tutti si ritirano, Montecristo decide di andare a far visita alla sua schiava - o meglio, non in territorio francese - greca. Ci viene presentata come una donna di incantevole bellezza, orientale nei modi e nei vestiti, che ha al suo servizio tre cameriere. Da subito si manifesta il suo sentimento nei confronti del suo salvatore:

"'Haydée - riprese il conte, - tu sai che siamo in Francia, e di conseguenza sei libera'.
'Libera di fare che cosa?' [...] 'Libera di lasciarmi'.
`Lasciarti? E perché dovrei lasciarti?'
'Che ne so? Vedremo della gente...' 'Non voglio vedere nessuno'.
'E se tra i bei giovani che incontrerai qualcuno ti dovesse piacere, io non saró cosí ingiusto...
'Non ho mai visto uomini piú belli di te, e non ho mai amato che mio padre e te'."

 Queste due figure sono infatti le uniche che le abbiano  garantito sicurezza e protezione. Suo padre, Alí Pasciá di Grecia, le era stato molto affezionato sin da piccola, ma a causa del tradimento di Mondego, era stata abbandonata ad un venditore di schiavi. Qui aveva incontrato il secondo, Montecristo, che la aveva acquistata per un diamante e le aveva restituito la dignitá.
L´astio e il rancore accumulati negli anni nei confronti di Morcerf, la porteranno al punto di parlare pubblicamente del suo passato, una volta istruito il processo contro l´ex tenente Fernand Mondego. Qui la giovane dichiarerá pubblicamente che suo padre era stato venduto ai francesi proprio dal catalano, ingannato e raggirato al solo scopo di permettergli di mettersi in luce nell´esercito e guadagnarsi una vita di lusso. Una volta terminato il processo, e suicidatosi Morcerf, l´unica preoccupazione che ha insieme al conte é quella di coronare l´amore tra Maximilien e Valentine. Vicini al risultato, poco prima che Morrel si risvegli per riunirsi alla ragazza, Haydée si dichiara al Conte, che finalmente mostra - in modo implicito ma chiaro - il suo amore.

"'Oh, sí, ti amo! - disse lei, - ti amo come si ama il proprio padre, il proprio fratello, il proprio marito! Ti amo come si ama la propria vita, come si ama il proprio Dio, perché per me tu sei il piú bello, il migliore, il piú grande degli esseri creati!'
'Sia fatto ció che vuoi, angelo mio! - disse il conte; - Dio, che mi ha resuscitato contro i miei nemici, Dio, ora mi é chiaro, non vuole che mi penta della mia vittoria; volevo punirmi, Dio vuole perdonarmi. Amami dunque, Haydée! Chissá, forse il tuo amore mi fará dimenticare ció che deve essere dimenticato'.
'Ma cosa stai dicendo, mio signore?' domandó la ragazza.
'Dico che una tua parola, Haydée, mi ha illuminato piú di vent´anni della mia lenta saggezza; non ho piú che te al mondo, Haydée; per opera tua mi riconcilio alla vita, per opera tua posso soffrire ed essere felice'."

Al termine di questo dolce scambio di parole, la coppia si dirige verso lo yacht di Montecristo, per permettere alla giovane coppia di avere un momento di intimitá. Quando poi li rivediamo, sono in mare alla volta dell´oriente, presumibilmente verso Montecristo. La dolcezza di questa ragazza, la sua semplicitá, il suo essere é quello che permette all´agente della Provvidenza di riaprirsi ai sentimenti umani.


venerdì 9 agosto 2013

Altri personaggi!

Buon pomeriggio ragazzi!

Siamo a buon punto con la creazione delle schede dei personaggi! Quelli principali sono completati, ad eccezione di Haydée, che arriverá tra poco!
Un elenco delle schede completate recentemente:
Un altro piccolo aggiornamento: abbiamo creato la pagina Google+ della pagina, ecco il link!
https://plus.google.com/107039338733214490933/posts

A presto!

Noirtier

É il padre di Villefort, forte sostenitore dell´imperialismo bonapartista. Collabora alla realizzazione del piano dei Cento Giorni, ma in tarda etá si ritrova paralizzato il corpo intero ad esclusione degli occhi, vispi e molto comunicativi. Forte é il legame con la nipote Valentine, cui é molto affezionato.

Un contadino con un occhio del diavolo, di Ilyan Repin

La lettera che il capitano Leclerc affida a Dantes é indirizzata al bonapartista Noirtier, residente a Parigi. Si puó dire che a causa sua il giovane finisca in prigione; il cospiratore é infatti il padre del procuratore Villefort, che interroga Edmond, e che decide di mandare il marsigliese in prigione proprio per questo motivo. Nonostante questo, il signor Noirtier si rivelerá un personaggio positivo.
Pur essendo costretto su una sedia, grazie al suo aiutante il vecchio riesce ad aiutare Valentine a coronare il suo sogno d´amore con Maximilien. Il suo modo di comunicare é stravagante ma straordinariamente efficace:

"Certo, mancavano i movimenti delle braccia, i suoni della voce, l´atteggiamento del corpo, ma quegli occhi potenti supplivano a tutto: il vecchio Noirtier comandava con gli occhi, ringraziava con gli occhi, era un cadavere con degli occhi vivi, e niente talvolta era piú spaventoso di quel volto di marmo quando, in alto, gli occhi si accendevano di collera o splendevano di gioia.
Soltanto tre persone sapevano capire quel linguaggio del povero paralitico: Villefort, Valentine e il vecchio domestico [...]."

 Viene infatti spiegato che é stato istituito un codice per le espressioni piú semplici, come sí e no; per le frasi piú strutturate o i concetti meno intuitivi il vecchio ricorre all´uso del dizionario, comunicando all´interlocutore le prime tre lettere della parola cercata e fissando poi quella desiderata. Come giá detto, il vecchio sará d´aiuto a Valentine: in primo luogo impedirá il matrimonio con Franz d´Epinay, prima modificando il proprio testamento grazie ad un notaio e poi confessando di essere stato l´omicida del padre del giovane; in secondo luogo accettando Maximilen e salvando la giovane Valentine dalla morte per avvelenamento grazie alla somministrazione costante di piccole dosi di veleno. Decide infine di lasciare ai due innamorati la propria ereditá, a patto di mantenere un rapporto costante.

mercoledì 7 agosto 2013

Valentine Villefort

Figlia dell´ex procuratore del re e della defunta contessa di Saint Meran, Valentine Villefort  é l´opposto di suo padre: dolce, gentile ed altruista é la ragazza che Montecristo e Haydée prenderanno sotto la propria ala protettiva, sino a constentirle di stare con Maximilien Morrel, di cui é molto innamorata.

Miss Craigie, di Allan Ramsay

La prima volta che Valentine si imbatte con la narrazione é ad un appuntamento con Maximilien, di cui é evidentemente innamorata. Purtroppo, si spiega con i loro dialogo, lei é promessa a Franz d´Epinay, amico di Albert de Morcerf, e dubita che i genitori acconsentirebbero al loro fidanzamento. 

"Mi avete detto, povera bambina, che eravate fidanzata con il signor d´Epiany, che vosttro padre aveva deciso questo matrimonio, e che sarebbe avvenuto perché tutto quello che il signor di Villefort vuole, accade infallibilmente. [...] e tuttavia mi amate, avete avuto pietá di me, Valentine, e me l´avete detto [...]"

Queste sono le parole di Morrel, profonde e dolci. I due continuano a vedersi di nascosto, lontano da sguardi indiscreti al confine tra casa Villefort e il terreno comprato dal ragazzo proprio per starle piú vicino. Presto si annuncia peró il ritorno a Parigi del promesso sposo (celeberrima espressione, eh?) e si prospetta un periodo difficile per la coppia. Maximilien peró la rassicura, col permesso di informare del loro amore il Conte di Montecristo, é sicuro che una soluzione si riuscirá a trovare. I due peró hanno un altro alleato: il nonno di Valentine, il signor Noirtier. Egli, pur essendo paralitico, fará molto per loro: facendo chiamare un notaio, il vecchio redige il suo testamento.

"'Tu non vuoi che io sposi il signor Franz d´Epinay?'
'No, non voglio' espresse l´occhio del vecchio.'E diseredate vostra nipote - esclamó il notaio, - perché il suo matrimonio non vi é gradito? 'Sí'.
 [...]
'Signore - disse il notaio rivolgendosi al vecchio, - che cosa contate di fare del vostro patrimonio nel caso in cui la signorina Valentine sposi il signor Franz d´Epinay?'
Il vecchio rimase immobile. 'Contate comunque di disporne?'
'Sí' fece Noirtier.
'In favore di qualcuno della vostra famiglia?'  'No'
'Allora in favore dei poveri?' 'Sí'."

A causa di questa clausola, la signora Villefort escogita un piano malvagio: avvelenare Noirtier e Valentine per permettere a suo figlio Eduard di ereditare tutto il patrimonio. I due infatti progettano una fuga d´amore quando il matrimonio sembra ormai prossimo, ma sono costretti a rinunciare proprio a causa delle pessime condizioni di salute della giovane. Il matrimonio con Franz salta, poiché si scopre che Noirtier é stato l´assassino di suo padre. Noirtier scopre, a causa di un attacco venuto al suo inserviente, il complotto dell´avvelenamento, da cui lui stessa l´aveva salvata grazie a piccole dosi giornaliere di veleno. Proprio mentre lei si riprende dall´ultimo attentato alla sua vita, il conte la rapisce. Grazie al suo piano, le permette di ritrovarsi con Morrel, e di concedere loro una vita felice.

martedì 6 agosto 2013

Albert de Morcerf

Figlio dei signori Morcerf (Fernand e Mercedes), é coli che consente l´entrata in societá di Montecristo a Parigi. Si era infatti giá incontrato con lui in Italia, a Roma, per il carnevale.

Ritratto di Giovane, di Giorgione

Il primo incontro tra il giovane Albert e Montecristo avviene a Roma. Dopo aver viaggiato insieme a Franz d´Epinay per tutta Italia, decidono di andare nella capitale dello Stato Pontificio per assistere al celeberrimo Carnevale di Roma. Per evitare problemi di alloggio, prenotano una camera presso l´oste Pastrini. In difficoltá a trovare un luogo da cui godersi le sfilate, ai giovani viene offerto di usufruire delle due finestre in palazzo Ruspoli del Conte di Montecristo. Un po´incerti, fanno la conoscenza del personaggio, che con loro si comporta in modo molto gentile.

"'In veritá, signor conte - disse Albert, - non vorremmo abusare...'
'Niente affatto, al contrario, mi fate un grande piacere, mi ricambierete tutto questo un giorno a Parigi, l´uno o l´altro o forse entrambi. [...]'"

E cosí in effetti fará. Poiché infatti Albert viene catturato dal temibile Luigi Vampa, durante il carnevale, sará proprio Montecristo a liberarlo, giacché ha salvato uno degli scagnozzi del brigante. Giunto a Parigi, il Conte viene presentato presso la societá proprio da Albert, impaziente di presentare ai genitori colui che lo ha salvato in Italia.
Innamorato della figlia di Danglars, ma non ricambiato, scatenerá involontariamente la fine del padre; il barone non volendo l´unione fará giungere a Parigi la veritá sulla guerra in Grecia e il tradimento di Morcerf. A Parigi incontra anche Haydée, prima che lo scandalo di Giannina arrivi in cittá, e rimane sconvolto quando scopre che la greca parlava di suo padre come dell´uomo che le ha rovinato l´infanzia. Proprio a causa dello scandalo, si vede costretto a pulire la vergogna calata sulla famiglia sfidando il Conte di Montecristo, dopo aver scoperto che era lui la fonte dei suoi mali, ma la lotta nemmeno si tiene: egli viene a sapere da Mercedes quanto accaduto ad Edmond Dantes e ritira la sfida poiché d´accordo con la sua condotta. Forte ormai la sua rottura con il padre, Albert lascia Parigi insieme alla madre, proprio nel momento in cui Fernand si suicida.

Maximilien Morrel

Maximilien é il figlio di Monsieur Morrel, che diventa presto uno dei favoriti dal Conte e che riuscirá, grazie a lui, a coronare il suo sogno d´amore. É anche l´ultimo a cui il conte dá sue notizie.

Il pittore Colin Alexander, di Theodore Gericault

Il figlio dell´armatore Morrel é sempre stato molto devoto al padre, e soprattutto molto influente su di lui. É lui infatti che le due donne di casa chiamano quando la situazione finanziaria familiare inizia a complicarsi. Egli aveva intrapreso la carriera militare, mostrando spiccate doti nell´arte del combattimento, grazie a cui era entrato all´École Polytechnique. Pur essendo promettente e bene inserito nell´apparato militare statale, é necessaria la sua figura per sostenere le difficoltá che il futuro presenta.

"Era questo giovane ce la madre e la sorella chiamavano in aiuto, per sostenerle nella grave situazione che presagivano.
Non si erano ingannate sulla gravitá della situazione, perché un attimo dopo che Morrel fu entrato con Cocles nel suo studio, Julie ne vide uscire quest´ultimo pallido, tremante e con il viso stravolto."

Appena giunge infatti, il padre gli spiega quanto grave sia la situazione e che non si sarebbe rifiutato di suicidarsi, nel caso in cui non sarebbe riuscito a far quadrare i conti. Ma é qui che arriva il conte e salva l´armeria. Dopo l´episodio, Morrel viene introdotto da Albert de Morcerf al Conte di Montecristo, il quale ne rimane subito colpito e inizia da subito a trattarlo come suo figlio, a favorirlo in tutto e per tutto - ovviamente in modo discreto e anonimo.
Maximilien infatti é innamorato di Valentine Villefort, e Montecristo si rivelerá decisivo per la loro relazione. Promessa infatti ad un altro uomo, ella non avrebbe mai potuto sposare il figlio di un armatore di Marsiglia. Quando peró Villefort decide di suicidarsi, Montecristo mette in atto il suo piano: rapisce Valentine e ne simula la morte grazie al suo elisir, porta a Marsiglia  Maximilien e lo stordisce con una droga (ambrosia o eroina) e li fa ricongiungere nella sua cittá natale. La coppia é la sola con cui Montecristo e Haydée mostrino la loro sincera natura, tanto che Edmond lascia una lettera di addio alla coppia, che da lontano li guarda partire insieme a Jacopo. Le ultime parole del romanzo sono dei tre:

"'Guardate' disse Jacopo. Gli occhi dei due giovani si fissarono sul punto indicato dal marinaio, e, sulla linea di un azzurro piú intenso che separava all´orizzonte il cielo dal Mediterraneo, scorsero una vela bianca, grande come l´ala di un gabbiano.
'Partito! - esclamó Morrel - partito! Addio, amico mio, mio padre!'
'Partita! - mormoró Valentine. - Addio, amica mia! addio, mia sorella!'
'Chissá se li rivedremo mai?` disse Morrel asciugandosi una lacrima.
'Amico mio - disse Valentine, - il conte non ci ha appena detto che tutta l´umana saggezza consiste in queste due parole:
Attendere e sperare?'"

Cosí si conclude il romanzo, con Maximilien come erede spirituale del Conte di Montecristo.

lunedì 5 agosto 2013

Louis Dantes

É il vecchio padre di Dantes, il primo che il giovane va a trovare quando torna. Affettuoso con il figlio e con la sua fidanzata Mercedes, viene completamente devastato dall´arresto del figlio.


Vecchio uomo nudo che siede, di Anton Azbe

Quanto apprendiamo sul padre di Edmond, proviene principalmente dai racconti che ne fanno i personaggi. Lo stesso giovane descrive il padre come una persona orgogliosa, che per onore non chiederebbe, in caso di necessitá, aiuto agli altri. Appena giunto a Marsiglia, il ragazzo si precipita dal genitore, per informarsi sulle sue condizioni:

"La notizia dell´arrivo del Pharaon non aveva ancora raggiunto il vecchio che, in piedi sopra una sedia, era occupato a legare con mano tremante dei nasturzi intrecciati a clematidi che si arrampicavano sulla pergola della finestra.
All´improvviso si sentí circondare la vita da due braccia, e una voce ben nota esclamó dietro di lui: 'Padre, mio buon padre!'
Il vecchio gettó un grido e si voltó; poi, vedendo suo figlio, si lasció andare tra le sue braccia, tutto tremante e pallido."

Preoccupato per lo stato penoso nel quale si presentava il padre, Dantes provvede immediatamente a rassicurarlo sulle loro situazioni finanziarie. Il giorno del fidanzamento, il giovane gli riserva dolci sguardi e frasi sentite, che mostrano quanto la venerazione nei confronti del padre sia profonda. Dopo l´arresto, il vecchio Louis si sente preso, povero e devastato. Grazie a Caderousse, Montecristo viene a sapere che Mercedes e Morrel si siano presi cura di lui, fornendogli il necessario e provvedendo ai suoi bisogni. Purtroppo peró la mancanza del figlio é troppo forte da sopportare, e si abbandona ad una lenta agonia sino a morire di fame.

domenica 4 agosto 2013

Monsieur Morrel

Armatore del Pharaon, Morrel é colui che rimane sempre fedele a Dantes. Anche quando il giovane viene imprigionato, tenta di salvarlo ed accudisce Mercedes e il suo vecchio padre; fatto che il Conte non lascerá irricompensato.

Ritratto di George Colman il vecchio, di Joshua Reynolds

L´armatore Morrel é il primo ad accorrere quando il Pharaon entra nel porto di Marsiglia, preoccupato per il carico. Dopo essersi informato sull´accaduto, si rende conto di quanto effettivamente Edmond sia amato dall´equipaggio, capace ma soprattutto fedele; amato da tutti ma non da Danglars, che rivela a Morrel l´esistenza della lettera di Leclerc. Morrel comunque decide di non indagare e rivede Dantes il giorno del fidanzamento, dopo avergli quasi assicurato la promozione a capitano del Pharaon. Quando peró il giovane viene arrestato, subito ne chiede ai gendarmi il motivo e riferisce la natura bonapartista del crimine. Decide di andare a parlare direttamente con Villefort che, poiché nutre sull´armatore sospetti sulla sua fede politica imperialista, lo tratta con rude freddezza. Durante i cento giorni, Morrel decide di riprovare a liberare il prigioniero, ma l´atteggiamento rimane lo stesso

"Morrel si aspettava di trovare Villefort prostrato; lo trovó invece come l´uomo visto sei settimane prima: calmo, fermo e atteggiato a una fredda cortesia, la piú invalicabile di tutte le barriere che separano l´uomo di elevata condizine dall´uomo comune."

Dopo aver ampliato la sua attivitá, Morrel si trova in serie difficoltá economiche per via di alcuni carichi andati persi. Allora arriva Montecristo, sotto le spoglie di Lord Wilmore, e riesce a diventare unico creditore nei confronti della compagnia. Quando sembra che anche l´ultimo carico sia spacciato, decide per il suicidio. Convocato il figlio Maximillien, gli dice addio con il piú emozionante dei dialoghi che si hanno nl corso della narrazione. Pronto all´atto piú estremo, ecco che Montecristo gli giunge in aiuto:

"In quel momento un sudore freddo gli passó sulla fronte, un´angoscia mortale gli serró il cuore. Udí la porta delle scale cigolare sui cardini. Poi si aprí quella dello studio. La pendola stava per suonare le undici. Morrel non si voltó; aspettava queste parole di Cocles: 'L´agente della casa Thomson e French'. Avvicinó l´arma alla bocca... Improvvisamente udí un grido: era la voce di sua figlia. Si voltó e vide Julie. La pistola gli sfuggí di mano.
'Padre mio! - gridó la ragazza ansimante e quasi soffocata dalla gioia, - salvo, siete salvo!'"

Julie, sua figlia, gli porta la borsa di seta rossa con la quale aveva salvato Louis Dantes contenente la cosiddetta 'dote di Julie', pari al denaro dovuto da Morrel. Inoltre Montecristo riesce a rimettere in piedi il Pharaon, andato in realtá distrutto in un viaggio di ritorno da Calcutta, e a restituire la sua dignitá all´armiere. Il vecchio Morrel sará poi premiato grazie al sogno di vedere coronato l´amore del figlio e Valentine Villefort.

sabato 3 agosto 2013

...un po´ di aggiornamenti!

Ciao a tutti!

Eccoci con un nuovo aggiornamento sullo stato del blog:

1) Abbiamo finalmente iniziato a creare le schede dedicate ad ogni personaggio. Due sono le caratteristiche fondamentali: citazioni dirette del testo e soprattutto l´utilizzo di quadri (piú o meno famosi) come illustrazione per i personaggi. Le schede fino ad ora realizzate sono:

2) Abbiamo creato la pagina facebook del blog!
Qui cercheremo un contatto diretto con voi e, chissá, faremo qualcosa di davvero speciale!

A presto!

Gerard de Villefort

Procuratore del re, Villefort é colui che incarcera ufficialmente Dantes. La sua vita é cupa e misteriosa, piena di segreti. A cominciare da suo padre Noirtier


Autoritratto, di John Trumbull


Il procuratore Villefort, da sempre realista, ci viene presentato per la prima volta come un giovane innamorato il giorno del suo fidanzamento con la signorina di Saint Meran. Il fidanzamento, contemporaneo a quello di Dantes, viene interrotto proprio a causa dell´arresto di Edmond.
Egli stesso decide di interrogare personalmente il sospetto bonapartista; l´interrogatorio sembra procedere bene e tranquillamente fino a che il marinaio nomina la lettera; alla lettura del messaggio Villefort cambia improvvisamente il suo comportamento.

"'Al signor Noirtier, rue Coq-Héron, Parigi'
Un fulmine che fosse caduto su Villefort non lo avrebbe colpito in un modo piú rapido e inatteso; si lasció cadere sulla sedia dalla quale si era alzato per prendere il fascicolo dei documenti confiscati a Dantes e, sfogliandolo precipitosamente, ne estrasse la lettera fatale, sulla quale gettó uno sguardo di indicibile terrore '
Signor Noirtier, rue Coq-Héron, n° 13' mormoró impallidendo sempre piú."

Durante la sua prigionia, Dantes scopre grazie al colto Faria che  in realtá Villefort é figlio di Noirtier, il destinatario della lettera bonapartista. Pur avendolo trattato con modi gentili, il procuratore decide di mandare al Cateaux d´If il giovane per tenere lontane le sue origini girondine.
Grazie a Bertuccio, Montecristo viene a sapere ció che causerá la sua fine:

"Lasciai che deponesse la cassetta nella fossa, che ricoprí di terra; poi pestó con i piedi la terra smossa, per far sparire ogni traccia dell´operazione notturna. Allora mi gettai su di lui e gli affondai il coltello nel petto. [...] In un attimo dissotterrai con la vanga la cassetta [...] con il coltello feci saltare la serratura. In una fascia di fine batista era avvolto un neonato [...]"

Si scoprirá poi che quel neonato é Benedetto, accudito da Bertuccio e sua sorella. Villefort ha una figlia, Valentine, avuta con la signorina Saint Meran e un bambino piú piccolo insieme ad un´altra donna. Alla fine del romanzo, viene istruito un processo che coinvolge sia Villefort che la signora Danglars, i veri genitori di Benedetto, e che porterá al suicidio dell´ex procuratore del re.

venerdì 2 agosto 2013

Gaspard Caderousse

Caderousse é l´unico dei cospiratori contro Dantes che non si trova a vivere agiatamente, ma condurre all´opposto una vita di agi e stenti. La sua fine é violenta, indirettamente causata dallo stesso Edmond.


Particolare da Contadino che beve in un´osteria, di Adriaen van Ostade


Creditore nei confronti di Dantes di centociquanta franchi, il sarto Caderousse si presenta come una persona parsimoniosa ma bonaria, ma purtroppo dedita al vino. Quando Danglars lo coinvolge nella congiura contro Dantes, seppur annebbiato dall´alcool cerca di difendere il ragazzo, ma senza ottenere un grande risultato; appena il giovane viene arrestato viene preso dal senso di colpa.
Una volta uscito di prigione, é la prima persona che Montecristo cerca; lo ritroviamo gestore di una locanda - sposato - malmessa e poco redditizia. L´incontro che avviene con  l´abate Busoni - questo lo pseudonimo che usa con Caderousse - é fondamentale per il vendicatore: grazie a lui apprende quanto é accaduto durante la sua prigionia a tutti gli altri cospiratori; alla vista di un diamante che gli viene offerto dall´abate, Caderousse non riesce a non cedere alla tentazione di confessare tutto.
Di lui non si sa piú niente sino a che Bertuccio, leale compagno di Dantes, racconta che la coppia ha venduto il diamante ad un ospite della locanda, ma anche che é successo anche qualcosa di terribile:

"Ero immerso nel sonno piú profondo quando fui svegliato da un colpo di pistola seguito da un grido terribile.Udii il rumore di qualche passo barcollante sul pavimento della stanza di sopra, puoi una massa inerte si abbatté sulla scal, proprio sopra la mia testa. [...] portai una mano alla fronte sulla quale mi sembrava che gocciolasse dalle assi della scala una pioggia tiepida e abbondante"

Caderousse si macchia della colpa dell´omicidio, che per contrappasso quasi dantesco, per riprendere il diamante e tenersi i soldi. Riesce poi ad ottenere presso i Cavalcanti un canone giornaliero per supportare la loro storia e servirli. Si organizza con Andrea Cavalcanti - in realtá Benedetto - e tenta di uccidere il Conte di Montecristo. Durante il colpo, peró, viene ferito da Benedetto e chiede aiuto all´Abate Busoni. Lui peró gli nega l´aiuto, e anzi gli rivela la sua identitá.

"Si avvicinó al moribondo e, fissandolo con uno sguardo calmo e insieme triste:
'Io sono... - gli disse all´orecchio, - io sono...' E le sue labbra, appena socchiuse, lasciarono uscire un nome pronunciato cosí sottovoce da far pensare che lui stesso temesse di udirlo."
[...]
'Mio Dio, mio Dio - disse, - perdonatemi per avervi rinnegato; [...] mio Dio, Signore accoglietemi!'
E Caderousse, chiudendo gli occhi, cadde rovesciato all´indietro con un ultimo grido e un ultimo sospiro.
"

Strana é la morte di Caderousse, sorprendente ma insieme deludente: la vendetta di Dantes appare quasi spropositata, eccessiva rispetto al male commesso, sebbene il vendicatore della Provvidenza si sente in dovere di punire anche l´uccisione del gioiellere.

giovedì 1 agosto 2013

Barone Danglars

Ideatore della cospirazione contro Dantes, Danglars passa da essere il contabile della tre alberi Pharaon ad essere un grande banchiere.; ma la sua ascesa lo porterá a riincontrare il Conte di Montecristo.


William Brook, di Joseph Wright

 

Danglars il contabile

Giá dal primo capitolo, quando arriva insieme al Pharaon a Marsiglia, scopriamo che Danglars é un personaggio losco e rancoroso, poco amato dai compagni e soprattutto altezzoso. La sua indole lo porta ad essere molto curioso e molto spesso anche invadente, come la narrazione dimostra. Venuto a conoscenza del fatto che il vecchio capitano Leclerc ha consegnato una lettera di probabile contenuto bonapartista al giovane Edmond dopo una sosta a Portoferraio, Danglars non si lascia scappare l´opportunitá di mettere fuori gioco il suo rivale in affari presso l´armatore Morrel: riesce a convincere - senza molta fatica - Mondego e Caderousse a scrivere una lettera anonima alla polizia.

 "Ebbene dicevo, per esempio - riprese Danglars, - che se, dopo un viaggio come quello che ha fatto Dantes e nel quale é sbarcato a Napoli e all´isola d´Elba, qualcuno lo denunciasse al procuratore del re come agente bonapartista... [...] se decidiamo una cosa del genere, é meglio procedere con estrema semplicitá, come sto facendo io: [...] con la mano sinistra, in modo che la grafia non sia riconoscibile, scrivere una denuncia di questo tipo..."

L´uomo finge di strappare il foglio e, quando Edmond viene incarcerato durante il fidanzamento, riesce a passare come innocente di fronte agli altri due. Poco si sa di quanto accaduto a Danglars dopo l´episodio, se non che - grazie a Caderousse - grazie ad una raccomandazione di Morrel - ignaro dell´accaduto - é riuscito ad ottenere un posto presso un banchiere spagnolo e, grazie a speculazioni sul denaro pubblico, é diventato abbastanza ricco da sposare una ricca vedova ed ottenere il titolo di Barone.

Il Barone Danglars

Divenuto Barone, la sua cupidigia perde ogni limite e rifiuta persino di aiutare Caderousse e Morrel nel momento del bisogno, sebbene sia l´uno che l´altro l´abbiano aiutato a raggiungere la sua posizione. Ha una figlia da sua moglie, Eugénie, che non vuole far sposare con il figlio di Morcerf; pur di evitare questo fatto si lascia convincere da Montecristo a far emergere la veritá - fatto paradossale - su quanto accaduto in Grecia. Il Conte riesce a far andare male la banca di Danglars, grazie a sua moglie, e il Barone abbandona la moglie adultera e tenta di vendere in matrimonio la figlia solamente per denaro. Assolutamente particolare é la fine che Montecristo fa fare al banchiere. Lo imprigiona grazie al bandito italiano Luigi Vampa e, per lungo tempo, lo mantiene a digiuno, offrendogli l´opportunitá di dare le poche ricchezze rimastegli in cambio del cibo.

"Allora ebbe una strana reazione: lui che aveva sperperato cinque milioni, cercó di salvare i cinquantamila franchi che gli restavano; piuttosto che dare quei cinquantamila franchi, decise di imporsi una vita di privazioni"

Una volta spesi tutti i suoi denari, Montecristo decide di vederlo: una volta che gli ha mostrato la sua vera identitá, Edmond gli risparmia la vita e gli rende i cinquantamila franchi. Una volta uscito dalla cella in cui era rinchiuso, si ritrova mutato e provato dal digiuno, ´redento´ per cosí dire; ma destinato ad una vita anonima e povera.

mercoledì 31 luglio 2013

Fernand Mondego

Innamorato come Edmond di Mercedes, Fernand Mondego si rivela da subito ostile al giovane marinaio. Egli é cugino di Mercedes, di origini dunque catalane. Prende parte attivamente alla congiura contro Dantes e, sfruttando la sua assenza, riesce a sposare Mercedes.

Léon Riesener, di Eugène Delacroix

Fernand Mondego

La prima volta che vediamo Fernand si trova accanto a Mercedes, che é in attesa di notizie sull´amato. Lui le ha chiesto - non per la prima volta - di sposarla, ma la donna rifiuta con un forte senso di appartenenza al marsigliese. Egli nutre da subito rancore nei suoi confronti, al punto da architettare insieme a Danglars e Caderousse la sua cattura. 
Si viene a sapere, durante la narrazione, che ha agito da doppiogiochista e traditore nella guerra in Grecia: entrato nelle schiere greche con il grado di generale istruttore, tradisce Alí Pasciá causandone la disfatta.


Il Conte di Morcerf

Ritornato a Marsiglia dopo la guerra con il grado di luogotenente generale, sfrutta i soldi ricevuti grazie al suo tradimento per assegnarsi il titolo di Conte di Morcerf. Riesce intanto a convincere Mercedes, la qualo lo spoda e gli dona un figlio, Albert. Dopo le gloriose giornate di luglio del 1830, Morcerf decide di abbandonare il campo militare e dedicarsi alla politica e all´industria. Ecco come lui stesso lo racconta:


"[...] Nominato pari sotto la Restaurazione, partecipai alla prima campagna, agli ordini del maresciallo di Bourmont; potevo dunque aspirare a un comando superiore, e chi sa cosa sarebbe successo se la dinastia primogenita fosse rimasta sul trono! Ma la rivoluzione di Luglio era a quanto pare abbastanza gloriosa per permettersi di essere ingrata, e lo fu con ogni servizio che non datava dal periodo imperiale; dunque mi dimisi perché, quando ci si sono guadagnate le spalline sul campo di battaglia, non si sa come muoversi sul terreno scivoloso dei salotti. Ho lasciato la spada, mi sono gettato nella politica, mi dedico all´industria, studio le arti utili. Nei vent´anni in cui sono rimasto in servizio ne avevo avuto il desiderio, ma non il tempo".

Egli é infatti il primo a ricevere Montecristo, giunto a Parigi sotto l´invito di suo figlio Albert, ed é anche il primo a sentirne interamente la storia. Da nobile, Fernand sembra aver dimenticato le sue nobili origini e fa di tutto per non parlare del suo passato. É Danglars a svelare che non é un vero conte, ma si é autoattribuito il titolo; in un colloquio con Montecristo dice:

"'[...] voi siete un galantuomo, non é vero?'  
'Credo di esserlo'. 
'E per di piú esperto di blasoni?' 
'Un po´'.
'Ebbene, guardate il colore del mio: é piú solido di quello di Morcerf'
'E perché?'
'Perché io, anche se non sono barone di nascita, almeno mi chiamo Danglars'.
'Quindi?'
'Mentre lui non si chiama Morcerf'. [...] Io sono stato fatto barone da qualcuno, e perció lo sono; lui si é fatto conte da solo, e perció non lo é'."


Nel piano di vendetta del Conte, egli é il primo. Infatti convince Danglars ad indagare su quanto accaduto in Grecia - paese da cui proviene Haydée, la schiava di Dantes - e il barone sfrutta le notizie ottenute per non far maritare sua figlia con Albert. Viene istituito un processo per indagare sull´accaduto a Giannina; sembra si arrivi ad un punto di stallo, quando chiede di prendere parola Haydée.
Venuto a sapere che il responsabile della fuga di notizie é stato Montecristo, Albert lo sfida a duello, ma rinuncia a combattere. Fernand decide allora di andare da Montecristo per sfidarlo lui stesso ma, quando durante un confronto verbale scopre che egli é in realtá Edmond Dantes, fugge spaventato e tremante, per poi suicidarsi.

"Cosí, nel momento stesso in cui le ruote del fiacre scuotevano il selciato dell´androne, rimbombó un colpo di arma da fuoco, e un fumo scuro uscí da uno dei vetri di quella finestra della camera da letto, infranto dalla forza dell´esplosione."
 
Assai triste é la fine di Fernand, che riconosce negli occhi del salvatore di suo figlio colui che una volta era suo rivale in amore, e che per quattordici anni é per colpa sua rimasto in prigione.

martedì 30 luglio 2013

Abate Faria

Quando Dantes si ritrova in prigione, nelle segrete, viene visitato da uno strano personaggio. Carismatico e indimenticabile, l´abate Faria contribuisce a formare culturalmente e religiosamente il Conte di Montecristo.


Monaco vestito di bianco seduto a leggere, di Camille Corot


Dopo qualche mese di prigionia, Edmond viene visitato da un vecchio, che si rivela essere l´Abate Faria: una volta al servizio della famiglia Spada, é dotto e quasi onnisciente. Il motivo della sua prigionia rimane sconosciuto anche a lui stesso, sebbene dica ad Edmond:

"[...] ma da tempo la polizia imperiale, che allora, al contrario di quanto Napoleone volle in seguito dopo la nascita di un figlio, voleva la separazione delle province, mi teneva gli occhi addosso: la mia partenza precipitosa, di cui non poteva conoscere la causa, risveglió i suoi sospetti, e mentre mi stavo imbarcando a Piombino fui arrestato."

Il solo modo in cui Dumas lo fa parlare, con una sintassi paratattica molto articolata, rivela la sua nobile formazione, tutto ció che dice é giusto e corretto, secondo la logica cristiana piú moderna. Arriva addirittura ad annotare il proprio sapere su fogli di pergamena, il tutto con strumenti costruiti con quanto gli arriva durante i pasti. Si ritrova nelle segrete del castello d´If, nella stanza numero 27, perché ritenuto pazzo e delirante. Egli é infatti il portatore di un enorme segreto: il luogo dove il tesoro degli Spada é stato sepolto.
Dopo essersi assicurato della bontá d´animo di Edmond, e per ricompensarlo di tutti i servigi resigli, rivela al giovane che le ricchezze sono seppellite a largo della Toscana, sull´isolotto di Montecristo, lasciandoglielo in ereditá dopo la sua morte:


 "'Ho mantenuto cosí a lungo il segreto con voi - continuó Faria, - innanzitutto per conoscervi bene, e poi per farvi una sorpresa: se fossimo riusciti a evadere prima del mio attacco di catalessi, vi avrei condotto a Montecristo; ora - aggiunse con un sospiro, - sarete voi a portare me. Ebbene, Dantés, non mi ringraziate?'
'Quel tesoro é vostro, amico mio - disse Dantés, - appartiene a voi soltanto, e io non ho alcun diritto: non sono neppure vostro parente'.
'Ma voi siete mio figlio, Dantés! - gridó il vecchio, - voi siete il figlio della mia prigionia! [...]'

Grande, come si vede, é la stima che nasce tra i due. Grande é anche il supporto che Faria dará ad Edmond, che si spinge oltre l´aspetto monetario: fornisce a Dantes la cultura che lo contraddistinguerá poi a Parigi, oltre alla conoscenza di numerose lingue, tra cui il greco antico e l´inglese.
Vecchio e malato, l´abate sa che i suoi giorni sono contati. Fornisce ad Edmond una pozione, da somministrargli in caso di crisi epilettiche. La malattia peggiora drammaticamente, sino a togliergli la vita alla terza crisi. Proprio grazie alla morte del vecchio abate, Dantes riesce ad evadere dalla prigione fingendosi il suo cadavere, per poi liberarsi in mare.

lunedì 29 luglio 2013

Mercedes

Il romanzo si apre con il ritorno a casa di Edmond innamorato, che chiede alla fidanzata Mercedes di sposarlo in nome dell´amore che da sempre li unisce. L´amore della donna nei confronti di Dantes non sembra essere cessato neanche 14 anni dopo, quando si ritrovano faccia a faccia a parlare dei piani di vendetta di Montecristo. Ma qual é la veritá su Mercedes la Catalana?


Francisca Sabasa y Garcia, di Francisco Goya

Mercedes la Catalana

Leggendo la descrizione che Dumas fa della ragazza, nel terzo capitolo del romanzo, si ha l´impressione di una ragazza tenera e dolce, in attesa:

"Una bella ragazza dai capelli corvini, dagli occhi vellutati di gazzella, era in piedi, appoggiata a un tramezzo; [...] le sue braccia nude fino al gomito, braccia brune che sembravano modellate su quelle della Venere di Arles, fremevano con impazienza febbrile, mentre batteva il suolo con il piede agile e arcuato, in modo che si intravedeva la forma pura, fiera e ardita della gamba, fasciata da una calza di colore rosso a rombi grigi e blu."

In effetti Mercedes sta aspettando notizie del suo amato Edmond, che da quattro mesi era partito per il mare, mentre al suo fianco sede Fernand, il suo spasimante catalano - suo cugino, tra l´altro - che tenta a tutti i costi di ottenere il benestare al matrimonio.
Nei pochi tratti di questa parte iniziale in cui si parla di Mercedes, la si vede sempre emozionata: per l´imminente matrimonio, per l´imprigionamento di Dantes o per la nostalgia del suo promesso fidanzato. Sino alla morte del vecchio Dantes, gli rimane vicino e lo accudisce, prendendo parte ai funerali come fosse davvero sua parente. Dopo aver perso ogni speranza riguardo il ritorno di Edmond, Mercedes accoglie con particolare affetto Fernand, di ritorno dalla guerra in Grecia, e cede finalmente alle sue proposte. 

  "'Il vecchio morí, come vi ho detto: se fosse vissuto, forse Mercedes non sarebbe mai diventata la moglie di un altro, perché ci sarebbe stato lui a rimproverarle la sua infedeltá. Fernand l´aveva capito, e ritornó solo quando seppe che il vecchio era morto. E questa volta era tenente. La prima volta non disse a Mercedes una sola parola; la seconda le ricordó che lui l´amava. Mercedes gli chiese ancora sei mesi per aspettare e piangere Edmond'
'In tutto - disse l´abate con un sorriso amaro, - diciotto mesi. Cosa puó chiedere di piú l´amante piú adorato?'"

E cosí scopriamo che Mercedes é diventata la moglie di Fernand, nonostante il forte sentimento nei confronti di Dantes.

La signora Morcerf

Divenuta la moglie del tenente Morcerf, la donna diventa una delle signore piú in vista di Parigi. Il figlio Albert é un giovane abile e forte, come si addice ad un prestante uomo della societá parigina. Quando il Conte arriva a Parigi, sembra che ella lo riconosca, come se ancora ricordasse lo sguardo dell´amato Marsigliese. Quando arriva per Edmond il momento di vendicarsi di Fernand, Mercedes e il conte hanno una lunga discussione, poiché sta per verificarsi un duello tra Montecristo e Albert. Qui i due parlano chiaramente del loro passato e scopriamo, oltre al fatto che il suo amore é rimasto intatto, anche un nuovo lato della catalana: la maternitá.

"´'Perdonate, Edmond - disse, - fatelo per me, che ancora vi amo! [...] Vendicatevi, Edmond! - gridó la povera madre, - ma vendicatevi sui colpevoli; vendicatevi su di lui, vendicatevi su di me, ma non su mio figlio!'
'É scritto nel Libro sacro - rispose Montecristo, - "Le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla terza e alla quarta generazione". Poiché Dio ha dettato queste parole al suo profeta, perché sarei migliore di Dio?'

´Perché Dio ha il tempo e l´eternitá, due cose che sfuggono agli uomini.'"

Pur provando un forte sentimento nei confronti di Dantes, Mercedes non puó piú rinunciare al suo ruolo di madre. Questo dialogo influenzerá lo svolgersi del piano del Conte, che risparmierá ovviamente la vita ad Albert. Per quanto riguarda invece Mercedes, Montecristo le lascerá la casa del padre, dismessa e in rovina, quando la sua reputazione a Parigi sará ormai rovinata a causa del passato del marito. Ed é cosí che Dumas la lascia, a Marsiglia.

domenica 28 luglio 2013

Edmond Dantés

Edmond Dantés é un uomo dai mille volti, possiede numerose personalitá che usa nelle piú diverse situazioni. Ma chi é, davvero? Piú si va avanti con la lettura, meno ci si ricorda di chi in realtá egli sia - cosí radicale é la sua trasformazione durante la vicenda - come puó tener testa a tutti i personaggi cui ha dato vita? E cosa dice su di lui il fatto di riuscire a cambiare cosí spesso volto?


Il Disperato, di Gustave Courbet

 

Il giovane Edmond

Il giorno della sua promessa di fidanzamento, Edmond dice a Caderousse:

Ed e precisamente questo che mi spaventa: mi sembra che l´uomo non sia fatto per essere cosí facilmente felice. La felicità è come quei palazzi dell´isole incantate, le porte dei quali sono guardate dai Draghi; bisogna combattere per acquistarli ed io per dir la verità non so con qual merito mi abbia la felicità di essere marito a Mercedès
Il giovande Edmond solitamente non fa riflessioni come queste. É innocente e ingenuo, forse non come suo padre, ma sono molto simili. Ogni volta racconti a qualcuno - a Villefort o Faria - che non riesce ad immaginarsi perché qualcuno possa avercela con lui, mostra il suo lato piú innocente, la sua ignoranza sulla natura umana. Questo dialogo che ha con Faria ne é un esempio interessante:
"Se voi volete scoprire il colpevole, cercate prima colui al quale può essere utile il delitto. La vostra sparizione a chi poteva essere utile?"
"A nessuno, mio Dio! Ero così poca cosa."

Faria prosegue puntualizzando che, nello schema delle cose, nessuno é insignificante, e prima che si possa dire ´vendetta´ Edmond realizza come é finito in prigione.
 Questa presa di coscienza della situazione segna l´inizio della trasformazione di Edmond nel Conte; anche prima di ottenere il titolo, il tesoro e i mezzi, prova una grande sete di vendetta, resa piú insopportabile dall´aver individuato i cospiratori. Come dice l´abate Faria - che ha quasi sempre ragione su tutto - "Vi ho inoculato nel cuore un sentimento che prima non c'era: la vendetta". É questo desiderio che dá al giovane la determinazione necessaria ad evadere e a trovare il tesoro. É quello che si puó dire il concepimento del Conte di Montecristo.

 

Il Conte di Montecristo

 Da dove iniziare? Mah, forse con una lista degli alter ego. Edmond assume come nuova personalitá principale quella del Conte di Montecristo, titolo registrato presso le autoritá italiane. Poi ci sono Simbad il marinaio, il signor Clerck della Thomson and French, l´abate Busoni, Lord Wilmore e M. Zaccone. A volte riesce a passare da una personalitá all´altra con una velocitá impressionante, con una capacitá ai limiti del possibile. I nomi che assume sono a volte inventati, altre invece ispirati a personaggi davvero esistiti; tutti sono peró maschere, miraggi atti a confondere gli altri entro i suoi schemi di vendetta, ad allontanarli dalla sua vera identitá. Ci sono cosí tante sfaccettature nella personalitá di Edmond e cosí tante parti del suo piano che sembra davvero impossibile non perdercisi dentro: come la storia del telegrafo o quando ha tirato fuori pesce esotico da cisterne d´acqua. Un gran numero di aneddotti, che possono peró confondere all´interno dell´intricata ragnatela vendicativa.
  Si deve cercare di guardare ai caratteri generali - provare, perché riuscirci é davvero difficile. Il piano stesso, distinto dal suo architetto, é un incredibile contorcimento ricco di strane spirali e svolte. Partiremo con la nostra riflessione guardando ad alcuni brani del romanzo , per vedere i modi in cui Edmond é visto dagli altri personaggi o da lui stesso. Per primo, una piccola analisi di Albert de Morcerf:

" 'Eh! padre mio - disse Albert con un sorriso - si vede che non conoscete il signor conte di Montecristo. Le sue soddisfazioni non sono di questo mondo, non aspira agli onori, si procura soltanto quelli che possono servire su un passaporto'.
'Ecco la cosa piú giusta sul mio conto che abbia mai sentito' rispose lo straniero."

Montecristo stesso ci assicura che é una buona descrizione, ma abbiamo ora il compito di indovinare perché. Non si compra una carica istituzionale, ma solo un titolo: si chiama Conte di Montecristo perché gli interessa assicurarsi un ruolo credibile e confortante per le persone cui si presenta, come fa quando attribuisce a Benedetto la falsa dipendenza. Gira gli affari a suo favore; lui ha tutto quanto la gente possa volere, ma non usa le sue risorse "per le cose di questo mondo". Il Conte ha fini piú alti, eterei, qualcosa di impagabile e inqualificabile. É costantemente in viaggio, continua a darsi da fare perché ogni cosa prenda il suo posto all´interno del suo piano di vendetta.
 Passiamo ora dalla frase di Albert ad una riflessione dello stesso Edmond, seguendo quest´aspetto etereo, che compone la grande tela di Edmond. Egli dice a Mercedes:

"Supponete che il Signore supremo, dopo aver creato il mondo, dopo aver fertilizzato il caos, si fosse fermato al terzo giorno della creazione per risparmiare a un angelo le lacrime che i nostri crimini avrebbero fatto sgorgare un giorno dai suoi occhi immortali; supponete che dopo aver preparato tutto, plasmato tutto, fecondato tutto, al momento di ammirare la sua opera Dio avesse spento il Sole e risospinto con il piede il mondo nella notte eterna; allora avreste un´idea, o piuttosto no, non potreste ancora farvi un´idea, di ció che perdo, perdendo la vita in questo momento."

Alla fine delle sue fatiche, Edmond ha sviluppato un serio complesso del dio. Si é costruito un´idea di se stesso che non puó figurarsi se non in termini grandiosi e appariscenti. Attraverso il libro, parla di sé come di un messaggero divino, ma alla fine agisce come se lui stesso fosse Dio, come se la vendetta fosse la sua personale Creazione. Ma quando realizza di essere piú un distruttore che un creatore, piú un omicida che un salvatore; con la morte dell´innocente Edward, il mondo si sgretola sotto i suoi occhi.
Tirando le somme, si puó considerare un po´ piú chiaro il mistero sulla vera identitá di Edmond. Se conoscete la Genesi, probabilmente saprete che Dio ha creato Adamo a sua immagine e somiglianza. Se ci si pensa, il piano di Edmond é atto alla cancellazione di questa idea, la sua missione termina con l´abbandono di ogni maschera e alter ego dietro cui nascondere se stesso. Proprio quando smette di velare la sua natura piú umana, quando ritorna ad essere il giovane Edmond, allora la sua missione é davvero finita.