sabato 5 settembre 2015

Il pranzo di fidanzamento (III)

E riprende anche la nostra versione!

Concludiamo in bellezza il capitolo 5, con Danglars tutto sorridente e Caderousse ancora un po' incerto, Che sarà successo? Per leggere per intero il capitolo, ecco il link.

Intanto gli altri convitati commentavano in piccoli gruppi l’arresto, ognuno facendo la propria supposizione. «E voi, Danglars – chiese qualcuno – che pensate dell’accaduto?»
«Io – disse Danglars – credo che abbia portato qualche merce proibita»
«In questo caso lo avreste dovuto sapere, visto che siete il contabile della nave»
«Sì, è vero; ma il contabile conosce solo quanto a lui dichiarato: so che abbiamo un carico di cotone, e basta; so che abbiamo ritirato il carico ad Alessandria dal signor Pastret, e a Smirne dal signor Pascal, niente di più»
«Ora mi ricordo – mormorò il povero padre– che ieri mi ha detto di avere una cassa di caffè e una di tabacco per me»
«Vedete – disse Danglars – si tratta di questo: mentre non c’eravamo la dogana avrà fatto dei controlli a bordo del Pharaon e avrà scoperto il contrabbando»
Mercedes non lo credeva affatto; soffocato fino a quel momento il suo dolore, a un tratto scoppiò in lacrime.
«Coraggio, coraggio! Speriamo!» disse papà Dantès senza sapere bene quello che diceva.
«Speriamo!» ripeté Danglars.
«Speriamo» tentò di mormorare Fernand. Ma questa parola lo soffocò; le sue labbra si contrassero e non ne uscì suon alcuno.
«Amici!– gridò uno dei convitati rimasto di vedetta sulla terrazza – amici, una carrozza… Ah! è il signor Morrel! Coraggio, coraggio! Di certo ci porta delle buone notizie»
Mercedes e il vecchio padre corsero incontro all’armatore, che incontrarono sulla porta. Il signor Morrel era pallidissimo.
«Ebbene?» chiesero con una sola voce.
«Ebbene, amici miei – rispose l’armatore scuotendo la testa – la cosa è più grave di quanto potessimo pensare»
«Oh, signore – gridò Mercedes – è innocente!»
«Ne sono convinto – rispose il signor Morrel – ma è accusato…»
«Di che cosa, dunque?» chiese il vecchio Dantès.
«Di essere un agente bonapartista!»
I lettori che hanno vissuto l’epoca in cui accadde questa storia, si ricorderanno quanto terribile fosse l’accusa riferita dal signor Morrel. Mercedes gettò un grido e il vecchio si lasciò cadere su una sedia.
«Ah! – mormorò Caderousse – mi hai ingannato, Danglars. Quello che dicevi essere solo uno scherzo è stato fatto. Ma io non voglio lasciar morire di dolore questo vecchio e questa ragazza; vado da loro a dire tutto»
«Taci, disgraziato! – esclamò Danglars afferrando la mano di Caderousse – o non risponderò della tua vita; chi ti dice che Dantès non sia davvero colpevole? Il bastimento si è fermato all’isola d’Elba, lui è sceso, è rimasto un giorno intero a Portoferraio; se hanno trovato qualche lettera compromettente, potrebbero definire suoi complici coloro che lo hanno difeso»
Caderousse aveva l’istinto rapido dell’egoista e comprese tutta la solidità del ragionamento; guardò Danglars con occhi inebetiti dal timore e dal dolore, e per un passo che aveva fatto in avanti ne fece due indietro.
«Allora aspettiamo» mormorò.
«Sì, aspettiamo – disse Danglars – se è innocente sarà rimesso in libertà; se è colpevole, è inutile compromettersi per un cospiratore»
«Allora andiamocene, non riesco a stare più a lungo in questo posto»
«Sì, vieni – disse Danglars, contento di trovare un compagno di ritirata – lasciamo che risolvano da soli il problema».
E se ne andarono. Fernand, ridiventato il sostegno della ragazza, prese Mercedes per la mano e la ricondusse ai Catalani. Gli amici di Dantès riaccompagnarono ai viali di Meilhan il vecchio quasi svenuto. Ben presto la voce che Dantès era stato arrestato come agente bonapartista si sparse in tutta la città.
«L’avreste mai creduto, mio caro Danglars? – disse il signor Morrel raggiungendo il contabile e Caderousse con la volontà di tornare in fretta in città per avere notizie dirette di Edmond dal sostituto procuratore del re, signor di Villefort, che conosceva un po’ – l’avreste mai creduto?»
«Diamine, signore! – rispose Danglars – ve l’avevo detto che Dantès non si sarebbe mai fermato senza alcun motivo all’isola d’Elba, e come sapete questa puntata mi era sembrata sospetta»
«Ma avete detto a qualcuno, oltre che a me, di questo vostro sospetto?»
«Me ne sarei ben guardato – aggiunse a bassa voce Danglars – sapete bene che a causa di vostro zio Policar Morrel, fedelissimo all’altro e orgoglioso del suo pensiero, voi siete sospettato di rimpiangere Napoleone. Avrei temuto di far del male a Edmond, e anche a voi; ci sono cose che un subordinato deve dire al proprio armatore, ma lasciare nascoste agli altri.»
«Bene Danglars, ottimo – disse l’armatore – avete la testa sulle spalle; per questo avevo pensato anche a voi, nel caso in cui il povero Dantès fosse diventato capitano del Pharaon»
«In che senso, signore?»
«Beh, avevo chiesto a Dantès cosa pensasse di voi e se ci sarebbero stai problemi nel lasciarvi al vostro posto; ho visto qualche tensione tra di voi.»
«E lui cos’ha detto?»
«Che pensava a dire il vero di aver avuto qualche screzio con voi in una certa circostanza non meglio specificata, ma che chiunque avesse la fiducia del suo armatore aveva anche la sua.»
«Che falso!» mormorò Danglars.
«Povero Edmond! – disse Caderousse – era davvero un ragazzo bravissimo!»
«Sì, ma ora – disse Morrel – il Pharaon è senza un capitano.»
«Oh! – disse Danglars – non potendo ripartire prima di tre mesi, c’è da sperare che Dantès venga rilasciato in tempo.»
«Si spera, ma fino al rilascio?»
«Ebbene, fino a quel momento io sono qui, signor Morrel – disse Danglars – sapete bene che so tenere una nave quanto un capitano di esperienza. E poi, incaricando me, non dovrete lasciare a casa nessuno quando Dantès uscirà di prigione: lui riprenderà il suo posto, e io il mio»
«Grazie Danglars – disse l’armatore – è una buona soluzione. Prendete dunque il comando, vi autorizzo, e sorvegliate lo sbarco: nonostante quello che succede alle persone, gli affari devono proseguire»
«State tranquillo, signore; ma sarà possibile almeno vederlo, il buon Edmond?»
«Ve lo dirò tra poco, Danglars; cercherò di incontrare il signor di Villefort e cercare di ottenere qualcosa per Edmond. So che è un realista arrabbiato, ma, diavolo!, anche se realista e procuratore del re, è pur sempre un uomo, e non penso che sia cattivo»
«No – disse Danglars – ma mi hanno detto che è molto ambizioso, e le due cose a volte non si distinguono.»
«Insomma – disse il signor Morrel sospirando – si vedrà; salite a bordo, vi raggiungo.»
E lasciò i due amici per avviarsi verso il palazzo di giustizia.
«Lo vedi – disse Danglars a Caderousse – che verso sta prendendo la storia? Hai ancora voglia di andare a liberare Dantès?»
«No, senza dubbio – disse Caderousse – ma è terribile che da uno scherzo si arrivi a simili conseguenze»
«Diavolo, ma chi è stato? Non tu, non io; è stato Fernand. Tu hai visto che ho gettato quel foglio di carta in un angolo, anzi pensavo di averlo stracciato»
«No, no – disse Caderousse – di questo sono certo: me lo vedo ancora, spiegazzato e appallottolato in un angolo, e vorrei che fosse rimasto là.»
«Cosa ci vuoi fare? Fernand l’avrà raccolto, copiato o fatto copiare, o forse nemmeno questo. Ora che ci penso… oddio! E se avesse spedito la mia lettera? Per fortuna avevo falsificato la scrittura… »
«Quindi tu sapevi che Dantès era un cospiratore?»
«Assolutamente no. Come ho detto, credevo di fare soltanto uno scherzo. Sembra che, come Arlecchino, scherzando io abbia detto la verità»
«È lo stesso – disse Caderousse – non so cosa darei perché questa faccenda non fosse mai capitata, o almeno non ne fossi finito coinvolto. Vedrai che ci porterà sfortuna!»
«Se porterà sfortuna a qualcuno, sarà al vero colpevole, e il vero colpevole è Fernand. Non certo noi. Cosa vuoi che ci succeda? Dobbiamo solo starcene tranquilli, muti su quanto è successo e il temporale passerà senza che cadano fulmini.»
«Amen!» disse Caderousse facendo un cenno di saluto a Danglars e poi andando verso i viali di Meilhan, scuotendo la testa e parlando tra sé come fanno le persone assorte nelle preoccupazioni.
«Bene! – disse Danglars – tutto procede come avevo previsto: eccomi capitano ad interim e poi, se quello stupido di Caderousse starà zitto, capitano effettivo. Resta l’eventualità che la giustizia rimetta in libertà Dantès, ma – aggiunse con un sorriso – la giustizia è la giustizia e in lei confido.»
Saltò in una barca ordinando al conducente di portarlo a bordo del Pharaon, dove lo aspettava, come il lettore ricorda, l’armatore Morrel.

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